"Come un altro, o Antifonte, si compiace di un bel cavallo, o di un cane, o di un uccello,
così e ancor di più, io traggo piacere dai buoni amici,
e se so qualcosa di buono.. lo insegno loro".


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martedì 25 ottobre 2016

#1, La guerra del Peloponneso: La guerra decennale (Appunti).

La guerra iniziò nel 431 con l’invasione dell’Attica da parte del re spartano Archidamo. Ad Atene s’impose immediatamente il problema di come reagire all’arrivo degli Spartani. Pericle suggerì di ritirarsi dalle campagne ed aspettare il nemico in città. La scelta di Pericle andò ovviamente a compromettere gli interessi del ceto oplitico, ossia dei medi proprietari terrieri. Contemporaneamente a questa chiusura di Atene entro i confini delle proprie mura, si scatenò in città una violenta epidemia di peste. Tucidide non  la collega a ragioni religiose e morali, ma razionalmente, sebbene in maniera pregiudizievole, ne attribuisce la provenienza a navi egiziane. Gli Spartani non persero occasione per attribuire lo scoppio dell’epidemia alla presenza al governo di Atene di un empio Alcmeonide. Oltre alla causa madre della guerra, individuata nella smodata crescita d Atene, Tucidide riporta altre tre cause occasionali:
               
1.             La questione di Corcìra (Corfù, nel Mar ionio, Grecia occidentale);
2.            La questione di Potidea (nella penisola calcidica), antica colonia di Corinto;
3.            Il decreto Megarese.

Dopo la morte di Pericle (429 a.C.), il potere ad Atene venne assunto da Cleone, l’obiettivo polemico principale del commediografo Aristofane. Con Cleone nacque la democrazia radicale, l’Atene dei demagoghi. Pare che Cleone sia stato uno dei primi politici ateniesi di umili origini: secondo Aristofane sarebbe stato infatti figlio di un conciapelle. Non tutti gli studiosi sono però d’accordo. Una volta al potere Cleone attuò una politica aggressiva nei confronti degli Alleati che si espresse nella triplicazione del phoros. Nella lega Delio Attica il phoros complessivo annuale doveva raggiungere 460 talenti d’argento; con Cleone questa somma venne alzata a 1380 talenti. Triplicare il phoros significava concedere ancora più potere ai tribunali polari: è in questo che consistette la radicalizzazione della democrazia periclea.

Nel 428 a.C, ad un anno dalla morte di Pericle, si verificò l’assedio di Mitilene a Lesbo, una delle realtà originariamente non tenute al versamento del phoros in quanto alleate privilegiate di Atene. L’assedio di Mitilene può facilmente essere paragonato, per la brutalità del suo svolgimento, alla guerra di Samo del 441-439 a.C. . Ad operare questa repressione fu però Cleone.

Nel 424 a.C si svolse la battaglia di Delio, cui prese parte, secondo la tradizione, il giovane Socrate. Questa battaglia può essere considerata esemplificativa di quel processo di progressiva dissoluzione del modello oplitico che caratterizzò l’intera guerra del Peloponneso.


Nel 422 a.C. si svolse la battaglia di Anfipoli, in Tracia. Anche qui, pare, Socrate prese parte alla battaglia. In essa trovarono la morte sia Cleone che il generale spartano Brasìda. Pare inoltre che Tucidide, essendo arrivato in ritardo alla battaglia di Anfipoli, venne mandato in esilio. 

domenica 23 ottobre 2016

#2, La guerra del Peloponneso: Atene tra il 421 e il 411 a.C. (Appunti)

Nel 421 a.c venne stipulata la pace di Nicia, un personaggio noto alla tradizione antica come  “superstizioso”, “religioso”. Nicia, di cui possediamo una vita plutarchea, può essere inserito nella tradizione cimoniana, come espressione di continuità con la figura di Cimone e di dissenso con quelle di Pericle e dei demagoghi. Con la pace di Nicia, percepita dai contemporanei come l’atto conclusivo della guerra,  si aprì in verità la seconda fase del conflitto.


Il 411 fu l’anno del primo colpo di stato oligarchico ad Atene. La flotta ateniese era allora impegnata nelle acque di Samo. La flotta ateniese si fondava sul contributo dei Teti, il centro del consenso della democrazia ateniese. Una flotta troppo a lungo lontana da Atene significava una città sguarnita della propria base democratica. Di questa situazione approfittarono i filooligarchici  per sovvertire in senso oligarchico il regime democratico: vene istituita l’assemblea dei ‘400, che assunse il potere ed andò a sostituire l’assemblea dei ‘500 di memoria clistenica.. Il fatto che si attribuisca a Solone la creazione di un’assemblea dei ‘400 (poi sostituita da quella dei 500) dev’essere considerata propaganda oligarchica di V secolo: ci fu uno straordinario recupero della memoria soloniana ed una rifunzionalizzazione della sua figura che divenne l’emblema della patrios politeia. Il provvedimento chiave della svolta oligarchica fu la destituzione del mistos: abbattere la democratia significava abbatere la remunerazione delle cariche pubbliche e tornare a quell’idea secondo cui la politica poteva essere praticata solo dai ceti abbienti. Due importanti rappresentanti di questo colpo di stato furono Crizia e Teramene. Crizia, poeta, filo spartano, amante dei simposi, fu allievo di Socrate nonché cugino della madre di Platone, che ricordò con imbarazzo questa scomoda parentela; Teramene, più moderato del compagno, nel 404 a.C. entrò in contrasto con Crizia perché avverso al suo governo repressivo e sanguinario e fu da questi costretto a bere la cicuta. Il colpo di stato del 411 a.C durò pochissimo: fu sufficiente il ritorno della flotta ad Atene affinché il nuovo equilibrio oligarchico venisse meno: prima che la democrazia venisse restaurata, si sperimentò una forma di oligarchia moderata con il celebre governo dei 5000, il governo di una cittadinanza ristretta a 5000 opliti. Anche quest’esperienza fu brevissima; Tucidide scrisse che mai prima di allora Atene era stata governata meglio. 

mercoledì 19 ottobre 2016

#4, La guerra del Peloponneso: La democrazia restaurata da Trasibulo.

Nel 403 a.C, dopo una lunga fase oligarchica, la democrazia ad Atene venne restaurata. La democrazia restaurata da Trasibulo, tuttavia, non si pose in continuità con la fase democratica immediatamente precedente: si trattò infatti di una democrazia fondata sul principio del memnesikakein, “non ricordiamo il male”, conciliativa rispetto ai torti passati. Cosa più importante, la democrazia di Trasibulo recuperò alcuni elementi dell’oligarchia moderata: vennero esclusi dalla nuova forma politica tanto gli estremismi oligarchici quanto gli estremismi democratici, tanto i sostenitori dei Trenta quanto quelli dei demagoghi. L’esaltazione della medietà e la condanna di ogni etremismo furono la cifra della restaurazione democratica del 403 a.C.

Nel 401 a.C. avvenne la riforma dell’alfabeto ateniese, che comportò la riscrittura di moltissimi monumenti antichi.


La democrazia restaurata, fondata sul principio del memnesikakein, fu lo stesso regime politico responsabile della messa a morte di Socrate nel 399 a.C.

venerdì 7 ottobre 2016

#3, La Guerra del Peloponneso: La guerra deceleica. (Appunti)

La terza fase della guerra del Peloponneso si apre con il ritorno di Alcibiade ad atene: Alcibiade, dopo l’esperienza oligarchica, l’esperienza a Sparta e quella filopersiana inaugurò la restaurazione della democrazia ateniese.

Nel 406 a.C. si svolse la battaglia delle Arginuse, vicino l’isola di Chio. Nonostante la vittoria ateniese, gli strateghi di quella battaglia, tra i quali un figlio di Pericle, vennero tutti messi a processo per non aver salvato coloro che erano caduti in mare. Questo episodio fu enfatizzato dalla tradizione antica come dimostrazione della violenza della democrazia, di un tribunale popolare che manda a morte degli strateghi, dopo una vittoria fra l’altro. Tra coloro che tentarono di prendere le difese degli strateghi accusati nel processo delle Arginuse vi fu il filosofo ateniese Socrate.

L’anno successivo, il 405, si svolse la battaglia di Egospotami, sui Dardanelli, che vide la clamorosa sconfitta degli Ateniesi e la vittoria degli Spartani. Con Egospotami si concluse la guerra: le condizioni cui Atene fu costretta a soggiacere dopo la sconfitta furono estremamente importanti. Gli Spartani chiesero ed ottennero:

1)            Lo smantellamento la Lega Delio Attica: ad Atene fu concesso il possesso di sole cinque navi;
2)            L’abbattimento delle grandi mura del Pireo, per le quali tanto si era battuto Temistocle;
3)            L’insediamento ad Atene di un governo oligarchico filo spartano: quello dei Trenta tiranni.

Quello dei trenta fu il secondo colpo di stato oligarchico ad Atene, assai più duro e repressivo della precedente stagione oligarchica inauguratasi nel 411. Uno dei provvedimenti più esemplificativi del governo dei Trenta fu la riduzione della cittadinanza a 3000 cittadini (o forse meno) e l’attuazione di una politica persecutoria nei confronti degli esclusi dal numerus clausus realizzata attraverso drammatiche confische (soprattutto ai danni dei meteci). Teramene, più moderato del compagno, nel 404 a.C. entrò in contrasto con Crizia perché avverso al suo governo repressivo e sanguinario e fu da questi costretto a bere la cicuta.


Le Storie di Tucidide, in otto libri, si chiudono col 411 a.C.. il ciclo è poi continuato dal Senofonte delle Elleniche, che abbracciano un periodo compreso tra il 411 a.C e il 362 a.C, anno della battaglia di Mantinea. Luciano Canfora, anni fa, ha dimostrato che il primo libro delle Elleniche di Senofonte appartiene in realtà a Tucidide. Questo fatto dev’essere probabilmente imputato ad un errore di trasmissione. Il racconto del periodo in cui ad Atene esercitarono il proprio potere i trenta tiranni lo si ritrova nelle pagine delle Elleniche. Il governo dei Trenta fu di brevissima durata: nel 403 a.C Trasibulo, insieme ad altri esuli, organizzò il ritorno della democratia ad Atene. Nel momento della restaurazione della democratia da parte di Trasibulo, Tebe, storica nemica di Atene, assunse un atteggiamento di simpatia nei suoi confronti, preparando la strada a positivi sviluppi tra le due poleis. 

giovedì 29 settembre 2016

#AppuntiVeloci: Karl Julius Beloch.

Karl Julius Beloch fu un importante antichista tedesco vissuto tra il 1854 e il 1929. Beloch fu tra i più illustri rappresentanti di quella generazione di docenti tedeschi che, in seguito all'unità di Italia, vennero ad insegnare nel nostro paese: Beloch, in particolare, insegnò a Roma. All’epoca gli studi sull’antichità in Italia erano ancora fortemente legati all’erudizione; fu proprio Beloch a proporre un nuovo metodo storico più vicino alle scienze statistiche: Celebri sono i suoi studi a carattere demografico sul mondo greco, romano e italico. Attraverso il proprio innovativo metodo, Beloch riuscì a prendere le distanze da Teodoro Momsen, il patriarca del metodo tedesco in Italia, paese che frequentò molto, non per insegnarvi ma per raccogliere epigrafi latine; curatore del CIL (Corpus Iscritionis Latinarum) fu uno storico della civiltà romana con cultura impostata sul diritto.
Tra le opere più importanti di Beloch ricordiamo:
  •          ‘’La Campania’’, I ed. tedesca 1879, II ed. tedesca 1890. I ed. italiana 1889, prima monografia regionale del mondo storico;
  •          “Storia greca”, in tedesco, mai tradotta in italiano fatta eccezione per il primo libro,
  •           “Storia romana”,
  •           “Lega italica”.


L’importanza di Beloch è quella di essere stato un grandissimo antichista convertitosi al positivismo. Fortemente innovatore in questo senso, fu profondamente legato alla Campania e in particolar modo alla città di Sorrento.

mercoledì 28 settembre 2016

Appunti: La religione micenea.

I documenti rinvenuti relativamente alla civiltà micenea sono di carattere esclusivamente contabile e amministrativo. Essi costituiscono, nonostante ciò, fonti utili per la comprensione della dimensione religiosa di questa civiltà. Sulle tavolette in lineare B i teonimi (nomi delle divinità) sono frequenti nella misura in cui gli Dei risultano destinatari di offerte i cui dettagli vengono annotati sull’argilla (es. ‘’10 litri d’olio a Poseidone’’). I teonimi sono, quindi, sempre al dativo. I più frequenti sono i nomi di Zeus e di Poseidone, quest’ultimo particolarmente presente nelle tavolette di Pilo. Nelle iscrizioni, frequenti sono anche teonimi relativi a divinità che non trovano un corrispettivo omerico, come ad esempio ‘’Ma-na-sa’’. Inoltre, fondamentale caratteristica della teonimia micenea è l’esistenza delle cosiddette ‘’coppie consustanziali’’: ogni divinità ha il proprio corrispondente maschile o femminile. Zeus è contemporaneamente Dive e Divìa, Poseidone è contemporaneamente Poseidon e Posidaeia. La conclusione è che il mondo miceneo ha un pantheon di divinità differente da quello omerico. Ancora una volta è perfettamente dimostrato che il mondo miceneo non si identifica con quello omerico.  In più, sebbene la teonimia micenea preveda il nome di Poseidone, non è detto che egli assolvesse alla funzione di Dio del mare esattamente come per Omero. Esiste una continuità di nomi, ma non è detto che esista una continuità di funzioni. 

lunedì 26 settembre 2016

Appunti: il III secolo in Grecia.

Nel 294 a. C. Demetrio Poliorcete diventò re di Macedonia, portando a compimento il progetto politico paterno.
Negli anni ’80 Demetrio Falereo venne sconfitto e catturato da Seleuco.
Sempre negli anni ’80 emerse la figura di Lisimaco, il generale alessandrino cui era stato assegnato il governo della Tracia. Spinto anch’egli dal desiderio di riunificare il grande regno di Macedonia, venne sconfitto nel 281 nella battaglia di Corupedio, che sancì la fine dell’età dei diadochi e l’inizio dell’età degli epigoni. Per Grecia degli epigoni si intende la Grecia dei discendenti dei primi diadochi alessandrini. Durante l’età degli epigodi i vari regni ellenistici si autonomizzarono definitivamente: in Macedonia si insediarono gli Antigonidi nella persona di Antigono Gonata. Costui fu responsabile della vittoria che i Greci riportarono sui Celti nel momento dell’invasione celtica della Grecia negli anni ’70. I Celti, disseminati su tutto il territorio europeo, erano un popolo di tradizioni nomadi e mercenarie parlante una lingua indoeuropea. Noti anche come Galli o Galati venivano considerati produttori di frequenti e intensi fenomeni migratori, come quella che interessò la Grecia negli anni ’70 del III secolo: passando per le Termopile arrivarono addirittura a Delfi. Antigono Gonata fu tra i responsabili del respingimento di queste orde barbariche, molte delle quali si rifugiarono però in Anatolia, fondando la Galazia (di qui Galati), dove furono fronteggiati dagli Attalidi.

SPARTA NEL III SECOLO.

Nel III Secolo Sparta conobbe uno straordinario rivolgimento interno, attribuito all’intervento di due sovrani tradizionalmente conosciuti come “re riformatori”, non colleghi nella diarchia, ma sovrani in due mandati consecutivi: Agide IV e Cleomene III. La loro vita plutarchea è messa in parallelo a quella dei Gracchi.  I tre provvedimenti fondamentali dei sovrani riformatori spartani furono:
  1. Divisione egualitaria della terra: in quest’ambito nasce la tradizione di Licurgo comunista che si legge, ad esempio, in Giustino. I re riformatori ripresero il mito di Licurgo riattualizzandolo.
  2. Abolizione dell’eforato
  3. Ripresa della politica peloponnesiaca.

Nacquero due leghe: la lega Achea e la lega Etolica. La lega Etolica ebbe un atteggiamento fondamentalmente più democratico rispetto alla lega Achea, in cui giocò un importante ruolo il condottiero Arato di Sicione e nella quale militò anche i padre dello storico Polibio.
I re riformatori riattivarono la politica peloponnesiaca esauritasi a Leutra. Tale ripresa fu testimone dello scontro tra Sparta e la lega Achea, che si sostituì allo storico nemico di Sparta, Argo, nella contesa del Peloponneso. La lega achea si alleò con la Macedonia, all’epoca sotto il controllo del sovrano Antigono Dosone (leteralmente “che darà”, ad indicare la sua natura di reggente per Filippo V, con cui si sarebbero incontrati i Romani). Antigono Dosone organizzò la Lega Ellenica, che sconfisse definitivamente gli Spartani nella battaglia di Sellasìa del 222 a.C., che segnò la fine della stagione dei re riformatori.

Nel 217  a.C. fu siglata la pace di Naupatto, l’ultima ad essere siglata tra Greci primi dell’arrivo dei Romani.

domenica 25 settembre 2016

Appunti: Dopo Alessandro Magno, la Grecia dei diadochi.

DOPO ALESSANDRO.
321 a.C, accordi di Triparadiso: Dopo la morte di Alessandro Magno, attraverso gli accordi di Triparadiso, il grande impero macedone venne diviso tra i suoi generali. Cominciò così l’età dei diadochi, letteralmente “dei successori”, dei generali macedoni che imposero sulle popolazioni indigene una classe dirigente greca: in questo consistette l’ellenismo, la più grande espansione greca mai effettuata in senso culturale. Nacque una territorialità del tutto particolare:

L’Egitto venne affidato al generale Tolomeo Lago, che diede avviò alla dinastia Lagide. L’Egitto lagide, il regno ellenistico più indipendente, ci ha consegnato una grandissima quantità di papiri.

L’Asia venne affidata al generale Seleuco, che dietde avviò alla dinastia seleucida.

La Frigia e l’Esponto venero affidate ad Antigono Monoftalmo, letteralmente “con un solo occhio”, così chiamato per via dell’occhio mancante, perduto in battaglia.

La Tracia venne affidata a Lisimaco.

Il regno di Pergamo (città stato) fu affidato ad Attalo, che avviò la dinastia degli attalidi.

La situazione in Macedonia rimase nelle mani di figure come Cratèro, Perdicca e Antipatro.

Subito dopo la conclusione degli accordi di Triparadiso, già nacquero dei contrasti tra i diadochi che ne erano stati protagonisti. Uno dei primi diadochi che comincerà a mettere seriamente in pericolo gli equilibri di triparadiso sarà Antigono Monoftalmo.

Subito dopo la morte di Alessandro, nel 321, la Grecia si ribellò: vedi guerra lamiaca. Alla fine della guerra lamiaca i Macedoni sconfissero gli Ateniesi ribellatisi e Antipatro collocò una guarnigione macedone ad Atene: si tratta della prima punizione inflitta dai macedoni agli Ateniesi.

DEMETRIO FALEREO.
317-307 a.C.: decennio di Demetrio Falereo. Demetrio Falereo venne posto ad Atene dal re macedone Cassandro. Era un allievo di Teofrasto, a sua volta allievo prediletto di Aristotele. Con Demetrio Falereo ci troviamo un decennio con un peripatetico al potere. Aristotele trasformò definitivamente le categorie di oligarchia e democrazia: anche etimologicamente, sappiamo che l’oligarchia è il governo di pochi e la democrazia il governo di molti; per Aristotele, invece, oligarchia è il potere di chi ha, dei ceti abbienti, la democrazia è il potere di chi non ha, dei ceti non abbienti. In questo senso il governo di Demetrio Falereo interpretò quest’istanza aristotelica: il decennio 17-7 è di fatto quello dell’Atene definita benpensante, borghese, dei ceti abbienti. Demetrio Falereo portò i ricchi al potere: la democrazia venne abolita, le forme assembleari cedettero al governo dei ceti abbienti. Il commediografo Menandro offre nelle proprie opere un’immagine assai eloquente del decennio faleraico ateniese. La commedia nuova di Menandro fu una commedia basata su tematiche come famiglia, equilibrio, giusto senso: una commedia pulita, estranea al turpiloquio. Il motivo della famiglia, in particolare, fu carissimo a Demetrio Falereo.


Subito dopo la conclusione degli accordi di triparadiso, già nacquero dei contrasti tra i diadochi che ne erano stati protagonisti. Uno dei primi diadochi che cominciò a mettere seriamente in pericolo gli equilibri di Triparadiso fu Antigono Monoftalmo. Avendo avuto in affidamento solo la Frigia e l’Esponto, un piccolo regno, si pose il problema della riunificazione del regno di Alessandro: si configurarono, tra i diadochi di Alessandro, orientamenti autonomistici (si veda il caso dell’Egitto) ma anche legittimisti, frutto della volontà di presentare se stessi quali eredi di Alessandro e del suo grande regno frazionatosi dopo Triparadiso. Antigono Monoftalmo aggredì i Seleucidi del regno di Siria  e i Lagidi d’Egitto, con l’intenzione di assoggettare entrambi i regni al proprio controllo. In quest’operazione fu coadiuvato dal figlio Demetrio Poliorcete (in greco “assediatore”, epiteto guadagnato in seguito al fallito assedio di Rodi) che nel 307 abbattè il governo di Demetrio Falereo ristabilendo la democrazia ad Atene. Generalmente le linee legittimiste (quale quella perseguita da Antigono Monoftalmo) favorivano la democrazia ad atene; le lineee non legittimiste  (quale quella perseguita da Antipatro) favorivano l’insediamento ad Atene di governi non democratici. Demetrio Poliorcete è anche celebre per essere entrato ad Atene con la moglie pretendendo onori divini. Nel 301 a.C, nella battaglia di Ipso, Antigono Monoftalmo perse la vita.

IL III SECOLO.
Nel 294 a. C. Demetrio Poliorcete diventò re di Macedonia, portando a compimento il progetto politico paterno.
Negli anni ’80 Demetrio Falereo venne sconfitto e catturato da Seleuco.
Sempre negli anni ’80 emerse la figura di Lisimaco, il generale alessandrino cui era stato assegnato il governo della Tracia. Spinto anch’egli dal desiderio di riunificare il grande regno di Macedonia, venne sconfitto nel 281 nella battaglia di Corupedio, che sancì la fine dell’età dei diadochi e l’inizio dell’età degli epigoni. Per Grecia degli epigoni si intende la Grecia dei discendenti dei primi diadochi alessandrini. Durante l’età degli epigodi i vari regni ellenistici si autonomizzarono definitivamente: in Macedonia si insediarono gli Antigonidi nella persona di Antigono Gonata. Costui fu responsabile della vittoria che i Greci riportarono sui Celti nel momento dell’invasione celtica della Grecia negli anni ’70. I Celti, disseminati su tutto il territorio europeo, erano un popolo di tradizioni nomadi e mercenarie parlante una lingua indoeuropea. Noti anche come Galli o Galati venivano considerati produttori di frequenti e intensi fenomeni migratori, come quella che interessò la Grecia negli anni ’70 del III secolo: passando per le Termopile arrivarono addirittura a Delfi. Antigono Gonata fu tra i responsabili del respingimento di queste orde barbariche, molte delle quali si rifugiarono però in Anatolia, fondando la Galazia (di qui Galati), dove furono fronteggiati dagli Attalidi.

Appunti: Alessandro Magno.

Alessandro Magno salì al trono grazie all’abilità e all’ambiziosità della madre Olimpiade, proveniente da una tribù dell’Illiria, i Molossi. Al pari del defunto padre, il primo atto da sovrano fu garantirsi l’equilibrio interno del proprio regno intraprendendo, a tal fine, guerre contro le popolazioni macedoni ribellatesi. Tebe venne rasa al suolo: secondo la tradizione sarebbe rimasta in piedi solo la casa del poeta Pindaro. Sparta risultava all’epoca essere sempre più evanescente. Alessandro si propose di portare avanti la politica paterna stabilita nel convegno di Corinto: liberare i Greci dai Persiani. Quando gli Ateniesi, gli Spartani di Lisandro, di nuovo gli Ateniesi, I tebani, I Macedoni di Filippo avevano dichiarato la volontà di combattere i Persiani, avevano sempre inteso la volontà di liberare LA IONIA dalla loro presenza. Filippo non aveva mai progettato il totale e definitivo annientamento dell’impero persiano, ma unicamente la liberazione della costa anatolica. Quando Alessandro intraprese la propria spedizione, incontrò non poche difficoltà, in primo luogo le controversie esplose col re di Rodi Memnone. Giunto in Anatolia si recò a troia, quasi sentendosi un novello Agamennone, col mito della guerra di Troia come guerra di liberazione della Ionia. Con l’intento di liberare le coste anatoliche, partì dalla Frigia. All’epoca a Gordio esisteva  un tempio frigio nel quale era presente un carro che si riteneva essere appartenuto al mitico Gordio, eponimo della città. In questo carro c’era un nodo che, secondo la tradizione, nessuno sarebbe stato in grado di sciogliere all’infuori di Gordio stesso, una volta tornato. Giunto presso il tempio Alessandro sciolse il nodo, tra l’acclamazione generale dei sacerdoti presenti. Questo episodio è rilevante nella misura in cui il percorso di conquista di Alessandro fu favorito soprattutto dalla sua capacità di accattivarsi il favore dei cleri locali. La prima importante vittoria fu quella riportata nella battaglia del Granìco, in occasione della quale inviò a Delfi numerose spoglie a nome di tutti i Greci meno gli Spartani. Seguì la battaglia di Isso, nei pressi dell’attuale Siria, dopo la quale, secondo la tradizione, Alessandro subì un drastico mutamento nei comportamenti e nei costumi: ad Isso fini, politicamente parlando, l’Alessandro grecofilo continuatore della politica paterna e nacque Alessandro Magno. L’obiettivo diventò da allora raggiungere il cuore della Persia: non si gettò a capofitto verso il proprio obiettivo, ma discese lungo la costa, passando anche per la Fenicia e compiendo il difficilissimo assedio di Tiro. Giunto in Egitto, sotto il controllo dei Persiani, si rivolse ai grandi centri templari egiziani, notoriamente intolleranti rispetto al tacco persiano. Si recò nell’oasi di Siwa , presso l’oracolo di Zeus Ammone, dove si fece riconoscere come figlio di Zeus per intercessione della madre Olimpiade. A Menfi si fece addirittura riconoscere faraone. Combatté e vinse la battaglia di Gaugamela. Besso, satrapo di Battriana e Sogdiana,  dopo aver assassinato il legittimo sovrano persiano, Dario III, che era stato sconfitto da Alessandro Magno nella battaglia di Gaugamela, si autoproclamò imperatore di Persia. La tradizione vuole che Alessandro, punito Besso, si sia mostrato fortemente benevolo nei confronti della moglie e delle figlie dell’assassinato sovrano. A Gordio Alessandro si era presentato come risolutore dell’attesa del mitico eponimo, in Egitto era stato riconosciuto figlio di zeus e faraone, dopo Gaugamela divenne il nuovo Gran re, andando a sostituire il sovrano di Persia. La tradizione antica, che interpretò moralisticamente gli eventi, insistette sul fatto che Alessandro si fosse barbarizzato al punto di adottare una linea orientalizzante: fece in modo che i propri generali sposassero donne del posto nelle celebri nozze di Susa e sposò egli stesso una principessa battriana, Rossane, da cui ebbe anche un figlio, Alessandro IV. L’orientalizzazione di Alessandro, effettivamente avvenne, ma non la si deve leggere però in senso moralistico: il sovrano si era reso conto del fatto che distruggendo l’impero persiano senza assicurarsi una continuità rispetto al passato sarebbe stato per lui impossibile consolidare il proprio potere. Nell’esercito macedone, tuttavia, la linea orientalizzante adottata dal sovrano suscitò non pochi malcontenti: si ricordi, a tal proposito, la celebre congiura dei paggi ordita col proposito di attentare alla vita di Alessandro.


Ci sono due episodi che sintetizzano l’evoluzione dei rapporti tra Alessandro e la Grecia all’indomani della spedizione antipersiana: la richiesta ai Greci degli onori divini per il suo amico Efestione e il cosiddetto rescritto di Susa o Decreto di Nicànore, con il quale Alessandro chiese alle città greche di far ritornare gli esuli. Nel convegno di Corinto Filippo aveva assicurato alle città greche che lo status politico sarebbe rimasto quello immediatamente successivo alla vittoria di Cheronea; col decreto di Nicanore Alessandro si contrappose al precedente provvedimento paterno, manifestando l’intenzione di disegnare una Grecia totalmente diversa. Entrambi i provvedimenti, la richiesta degli onori divini per Efestione e il decreto di Nicanore, vennero accolti più che negativamente in Grecia, avendo essi messo in discussione i ceti tradizionali che avevano visto il proprio potere confermato e garantito da Filippo. 

sabato 24 settembre 2016

Storia greca, Appunti lezioni: 03\03\2016: LEZIONE2.

CIVILTA’ MINOICA:
Per civiltà minoica si intende la civiltà di Creta antica. Creta è un’isola che si trova nel Mediterraneo orientale a nord dell’Egitto e a sud del Peloponneso, ossia dell’area continentale greca.Il termine “minoico” fu coniato dallo scopritore di questa antica civiltà, Sir Arthur Evans, un archeologo del’Inghilterra (sud della G.B.) vittoriana vissuto a cavallo tra ‘800 e ‘900 che, indirizzato verso Creta dall’ archeologo ed epigrafista italiano Federico Halbherr, nel 1900 condusse gli scavi che portarono alla luce, presso la città di Cnosso, le rovine di un antico palazzo. Il termine “minoico” fa riferimento al mitico re cretese Minosse che, come osservò Plutarco (scrittore e biografo greco vissuto sotto l’Impero Romano tra il I e il II secolo d.C) gode di una fama ambigua, venendo tratteggiato ora positivamente, ora negativamente dalle varie fonti che vi fanno riferimento. La tradizione greca, generalmente, lo dipinge come un tiranno e un malvagio, un generatore di mostri. Nel ‘300 Dante Alighieri ne offrirà invece un ritratto benevolo: all’interno della Divina Commedia Minosse veste i panni di un infallibile legislatore e, posto all’ingresso del II cerchio dell’Inferno, giudica le anime dannate spedendole nel Cerchio corrispondente al peccato commesso in vita.Ad Evans non dobbiamo solo il merito di aver scoperto le tracce materiali di una cultura di cui la tradizione, a partire da Omero, aveva a lungo parlato, ma anche tutta una serie di stereotipi radicati nella nostra cultura che sono riconducibili all’estrazione culturale dello stesso Evans: quella della Britannia vittoriana. Non a caso i ruderi rinvenuti a partire dagli scavi di Cnosso vengono denominati ‘’Palazzi’’, nome che riflette fortemente l’inglese ‘’Palace’’pur non avendo nulla a che vedere con ciò che gli inglesi intendevano con questa parola. Allo stesso modo Evans chiamo ‘’geroglifico cretese’’ l’antica tipologia di scrittura, non ancora decifrata, rinvenuta a Creta su sigilli di terracotta, presumibilmente perché impropriamente comparata al geroglifico egiziano, con il quale fra l’altro non ha nulla a che vedere. Sempre ad Evans dobbiamo la concezione del labirinto come luogo sacro, dell’ascia a due penne e della colonna come simboli religiosi, della venerazione dei Cretesi per la natura. Tutti questi stereotipi individuano una visione essenzialmente primitivistica della civiltà minoica, in linea con le tendenze culturali del tempo di Evans, in cui in Gran Bretagna (arcipelago a nord della Francia) prevalevano evoluzionismo e primitivismo e, in definitiva, l’idea di certe culture come primitive. Sempre Evans fu fautore di una prima cronologia della civiltà minoica, stabilita coerentemente con la datazione delle ceramiche rinvenute. Tale cronologia prevedeva una scansione tripartita in:1. Antico Minoico (AM)2. Medio Minoico (MM)3. Tardo Minoico (TM).

Una cronologia stabilita coerentemente con la datazione dei palazzi rinvenuti prevede una scansione tripartita in:

1. Età protopalaziale (proto = fase iniziale; pre = prima di): età di formazione dei palazzi; 2100-1900 a.C. circa;2. Età dei primi palazzi: 1900-1700 a.C. circa;3. Età neopalaziale: età dei secondi palazzi; 1700 a.C. circa-1370 a.C.

ETA’ PROTOPALAZIALE: 

Tra il 2100 e il 1900 a.c circa l’isola di Creta subisce una straordinaria trasformazione a livello territoriale: i villaggi vanno in crisi e si assiste alla nascita di strutture più complesse, quelle cui Evans darà il nome di ‘’palazzi’’, ossia strutture con funzione burocratica, amministrativa ed economica che assumono centralità nel territorio. Quella del palazzo è, in sostanza, una nuova forma di organizzazione economica e territoriale.

ETA’ DEI PRIMI PALAZZI:Tra il 1900 e il 1700 a.C. circa sorgono i tre palazzi cretesi più importanti:1. Palazzo di Cnosso, nel mezzo dell’isola, a 6 km dalla costa settentrionale, oggetto di scavi per gli archeologi inglesi. 2. Palazzo di Mallia, anch’esso situato lungo la costa settentrionale dell’isola, ad Est di Cnosso, oggetto di scavi per gli archeologi francesi.3. Palazzo di Festo, nella piana di Mesarà, a sudovest di Cnosso e in prossimità della costa meridionale di Creta, oggetto di scavi per gli archeologi italiani. N.B. I Tedeschi non scavarono a Creta, ma a Troia e Micene.

ETA’ NEOPALAZIALE:Gli archeologi hanno constatato una brusca interruzione materiale, un sorta di vuoto improvviso databile intorno al 1700 a.C. circa, periodo a partire dal quale il sistema palaziale conosce una profonda crisi che lo conduce al progressivo declino. L’ipotesi più accreditata dalla tradizione per giustificare questo vuoto è il successivo declino del modello palaziale è quella secondo la quale Creta sarebbe stata investita da una serie di violenti terremoti. Si tratta, in ogni caso, di un’ipotesi che non è possibile certificare. Certo è, tuttavia, che per quanto concerne i fenomeni storici nulla nasce all’improvviso e nulla muore all’improvviso: Fernand Braudel, uno storico francese del secolo scorso, parla a tal proposito di ‘’fenomeni di lunga durata’’. È probabile che la crisi del sistema palaziale sia stata determinata dalla sua natura di sistema burocratico amministrativo che come tale non poteva auspicare a durata perpetua. 

Il sistema palaziale conosce nuovo e più florido sviluppo nell’età cosiddetta neopalaziale.Per età neopalaziale si intende quell’età della storia di Creta che va dalla fine della crisi del 1700 a.C circa e termina convenzionalmente con l’anno 1370 a.C., anno a partire dal quale il nome dei Cretesi scompare dalle documentazioni egiziane. Tra le caratteristiche fondamentali di quest’età vi è una più ampia fioritura dei palazzi e la maggiore centralità amministrativa del palazzo di Cnosso. Importante è anche la fioritura in senso artistico, specie per la produzione di ceramiche. Altro fenomeno di rilievo che si fa risalire all’età neopalaziale è la diffusione della cultura minoica anche al di fuori dell’isola di Creta, come testimoniato dal ritrovamento di affreschi tipicamente minoici presso Santorini, l’antica Tera, l’isola più a sud delle 12 che compongono l’arcipelago delle Cicladi, nel mare Egeo, a nord di Creta. La diffusione della cultura minoica (a livello di manufatti in ceramica, iconografia e costumi) ha interessato anche l’Anatolia, una regione dell’Asia sudoccidentale nell’odierna Turchia, a nordest di Creta. Tucidide, storico greco del V secolo a.C. ne ‘’La guerra del Peloponneso ‘’ testimonia che, anticamente, il re Minosse avrebbe creato una talassocrazia, ossia un potere sul mare: egli avrebbe liberato l’Egeo dai pirati, imponendo, inoltre, tasse e pedaggi. Gli storici conclusero che il ritrovamento di manufatti cretesi al di fuori dell’isola costituisse la prova di quanto Tucidide aveva scritto e in definitiva il risultato di operazioni di espansione coloniale da parte di Creta. Si tratta di una conclusione scorretta ed impropriamente raggiunta: Il ritrovamento di manufatti facenti capo ad una certa facies culturale in una zona ad essa estranea non costituisce, di per sé, la prova di un invasione in senso militare, ma solo di una contaminazione culturale avvenuta con certe dinamiche. Questo tipo di operazione prende il nome di ‘’operazione combinatoria’’, che designa un’arbitraria fusione della documentazione archeologica e di quella letteraria. Fonti di carattere differente non possono in alcun modo essere combinate e devono sempre essere valutate singolarmente. Non a caso, quando Tucidide scrive della Talassocrazia realizzata da Minosse, egli non solo considera Minosse un personaggio storicamente definito, ma è anche anacronistico nella misura in cui riflette sul passato la politica coloniale ateniese del proprio tempo.

Gli studiosi hanno evidenziato un fenomeno assai strano risalente al 1450 a.C. circa: in quel periodo, in piena età neopalaziale, presso il palazzo di Cnosso, sono presenti delle tavolette di argilla recanti incisioni in lineare B.  Generalmente, di fronte ad eventi storici inspiegati, la tradizione storiografica di stampo positivista, tra ‘800 e ‘900, è ricorsa a due ordini di ipotesi: una catastrofista (terremoti, maremoti e così via..), l’altra invasionistica: In questo caso specifico si è pensato ad un occupazione micenea di Creta. In verità sia la soluzione catastrofista che quella invasionistica sono ormai superate. I fenomeni storici sono molto più complessi e difficilmente è possibile accontentarsi di questo genere di spiegazioni. La presenza di un elemento linguistico straniero a Creta non costituisce la prova di un’ipotetica invasione militare dell’isola. La teoria più accreditata è quella invasionistica, ma non è detto che sia quella corretta.

QUALI SONO LE FONTI DALLE QUALI RICAVIAMO INFORMAZIONI CIRCA LA SOCIETA’ MINOICA?:
1. Fonti archeologiche
 2. Fonti epigrafiche;
3. Fonti mitiche.

Storia greca, Appunti lezioni: 02\03\2016 : LEZIONE 1.

La trattazione si svolge contemporaneamente su due livelli paralleli:

1)  LIVELLO STORICO:
Ricostruzione critica della storia greca alla luce della documentazione in nostro possesso e delle relative fonti. La  ricostruzione che realizziamo in merito ad  un certo problema è sempre una ricostruzione ipotetica che deve necessariamente  tenere conto dell’ideologia di fondo che caratterizza questa o quella fonte, ossia del particolare punto di vista da cui essa trae origine.

2) LIVELLO STORIOGRAFICO:
In che maniera la storia greca è stata interpretata nell’arco temporale che va dal medioevo ad oggi? Quali sono stati gli usi e gli abusi che ne sono stati fatti? Certo è che, per quanto concerne la cultura occidentale, la memoria greca, al pari di quella ebraica, è nettamente più debole di quanto non sia, ad esempio, quella romana (si vedano gli usi e gli abusi che di essa sono stati fatti nel corso del ventennio fascista). La cultura greca ha memoria debole, paradossalmente, anche nella stessa Grecia odierna, dove è opinione assai diffusa che i ‘’veri Greci’’ siano i Bizantini. A cosa è dovuta la debolezza della memoria della storia greca antica nella cultura occidentale?

Il corso intende fornire lineamenti di storia greca dall’inizio del secondo millennio a.C (2000 a.C. circa) fino al 217 a.C.

Il secondo millennio a.C. corrisponde al periodo di sviluppo della civiltà palaziale: una società di tipo verticistico a base monarchica – e fondata sul palazzo – che nasce e si sviluppa a Creta diffondendosi successivamente in tutta l’area continentale. Il 217 a.C è l’anno della pace di Naupatto (, l’ultima pace siglata tra greci prima dell’inizio delle ingerenze romane.

Archeologicamente parlando, il secondo millennio a.C. è caratterizzato da 3 culture:

                   
Perché, pur essendo simili, la lineare B è stata decifrata e la lineare A non è stata decifrata? È una questione di LINGUA non di SCRITTURA. Per un italiano, ad esempio, la parola ‘’LATO’’ è comprensibile, mentre la parola ‘’TLAO’’ non lo è: i segni sono i medesimi, ma le loro combinazioni sono differenti. Le combinazioni dei segni sulle tavolette in lineare B erano derivazioni di un greco antico che conosciamo, al contrario di quanto accade per le combinazioni dei segni sulle tavolette in lineare A, derivanti da una lingua che non conosciamo. Nel lineare A solo i ‘’Toponimi’’ (nomi di luoghi) sono comprensibili.
La scrittura nella civiltà micenea (elladica) non è mai funzionale all’espressione artistica di alcun tipo: la scrittura nasce e si sviluppa soprattutto per esigenze burocratiche: tutti i documenti in lineare B sono di carattere amministrativo, non esiste letteratura micenea. E’ presumibile invece ritenere che la scrittura in lineare A e quella cosiddetta geroglifica (cultura minoica cretese)  non siano state utilizzate unicamente a fini amministrativi e burocratici poiché rinvenute su vasi votivi.

giovedì 22 settembre 2016

Falange oplitica e falange obliqua nella battaglia di Leuttra (371 a.C).


La Grecia nell'età del bronzo: Fine dell'antica età del Bronzo e inizio della media età del bronzo (Fine III millennio a.C.).

Gli archeologi hanno documentato una serie di importanti cambiamenti nella cultura materiale elladica e cicladica intorno alla fine del III millennio a.C. : in area continentale numerosi siti sono distrutti ed abbandonati; compare un nuovo tipo di ceramica lavorata al tornio (un’innovazione tecnologica di per sé notevole), la Minia, così chiamata perché rinvenuta ad Orcomeno, in Beozia, città dove, secondo la tradizione, aveva anticamente regnato il re Minyas, (il cui popolo è a volte identificato con gli Argonauti del mito di Giasone); si ritorna a seppellire i morti all’interno delle abitazioni e compare un nuovo tipo di edificio, la casa absidata (edificio con pianta poligonale a terminazione semicircolare  coperta generalmente  da una calotta a quarto di sfera).  Distruzioni, abbandoni ed insorgere di nuove tecniche hanno incentivato il combinatorismo di alcuni studiosi che, fondendo arbitrariamente fonti archeologiche e mitiche , hanno interpretato questi cambiamenti nella cultura materiale come conseguenze dell’arrivo di nuove popolazioni provenienti dalla Russia: i cosiddetti Kurgani. Ogni operazione combinatoria che intenda far fede alla tradizione mitologica che,escludendo la teoria del nucleo di Jean Bérard, non racchiude in sé elementi di verità, ma ha valore puramente legittimante di questa o quella condizione, è del tutto scorretto. La comparsa di nuove tipologie ceramiche e di nuove tecniche testimonierebbe non già un invasione da parte di popoli stranieri, ma una proficua comunicazione e rete di scambi con la vicina Anatolia, in cui già era attestato l’utilizzo del tornio e la produzione di ceramica del tipo di quella rinvenuta in Beozia.  Rimangono sconosciute le cause dei mutamenti in campo architettonico, urbano e funerario, sebbene non si escluda la possibilità dell’arrivo GRADUALE sul continente di genti non greche portatrici di nuove tecniche e di una lingua protogreca.

La fine dell’Antica età del Bronzo getta la Grecia Continentale in un periodo di stagnazione che si interromperà soltanto attorno al 1800-1700 a.C circa, con lo sviluppo nel Peloponneso della civiltà micenea. Per quanto concerne le Cicladi e Creta, con la Media età del Bronzo esse si avviano verso un rapido sviluppo.


mercoledì 21 settembre 2016

La Grecia nell'età del bronzo: Antica età del bronzo, 3000-2000 a.C.

Il passaggio dal Neolitico superiore all’Età del Bronzo è stato un fenomeno storico di lunga durata, accompagnato dall’emergere di società complesse e testimoniato dal ritrovamento, in quantità sempre maggiore, di manufatti in metallo, specie in bronzo: una lega di due metalli, stagno e rame, di cui la Grecia è notoriamente priva e la cui presenza sul continente e sulle isole sarebbe dovuta, secondo un’ipotesi largamente condivisa, a fiorenti rapporti commerciali che ne resero possibile una lenta diffusione. I centri di interesse si spostano dalla Grecia Settentrionale a quella Meridionale, in particolare nel Peloponneso, nelle Cicladi e a Creta. A partire da questo momento è possibile parlare dello sviluppo di tre distinte facies culturali: una elladica, riguardante la Grecia continentale, una cicladica, riguardante l’arcipelago delle Cicladi e una minoica o cretese, riguardante l’isola di Creta. A ciascuna di queste aree corrisponde una propria cronologia relativa basata sulle caratteristiche stilistiche delle ceramiche in essa rinvenute. Ciascuna cronologia risulta tripartita in Antico, Medio e Tardo (Elladico, Cicladico o Minoico) e ciascuno di questi livelli risulta a sua volta tripartito in I, II e III A o B (antico o tardo). Tradizionalmente si colloca l’inizio dell’età del Bronzo nel III millennio a.C.

ANTICA ETA’ DEL BRONZO. (3000- 2000 A.C. CIRCA)

La prima fase dell’Età del Bronzo fu in generale caratterizzata da un decisivo aumento demografico, dalla specializzazione delle tecniche di produzione, dall’apparire dei primi strumenti pre-scrittori di amministrazione di magazzini deputati allo stoccaggio dei beni, da una più rigorosa organizzazione dei centri abitati (spesso in senso gerarchico), dall’inumazione dei morti in aree extraurbane e dall’emergere di ricche sepolture che testimoniano la rottura dell’ organizzazione  sociale egualitaria che aveva caratterizzato la fase neolitica precedente.
Nello specifico, sul FRONTE CONTINENTALE sono attestate per la prima volta grandi edifici, forse pubblici, la cui comune struttura rientra nella tipologia della “Corridor House”, l’antecedente archiettonico del palazzo: Una struttura a base rettangolare su due livelli, che prevede nel centro un certo numero di spazi quadrati o rettangolari, e sui lati lunghi da due ampi corridoi che ospitano altre stanze e scale. Tra i più importanti rinvenuti ricordiamo:

  1.  La Casa delle Tegole a Lerna, nell’Argolide:, risalente alla ricostruzione di Lerna dopo il suo recente abbandono nel l’Antico Elladico II. La sua posizione centrale rispetto al resto dell’area urbana e il rinvenimento in essa di cretule d’argilla recanti le impronte di sigilli iscritti decorati con motivi geometrici, convinsero l’archeologo americano John Caskey che l’edificio fosse la sede di un potere centrale con funzioni di controllo sulle derrate e sulle produzioni dell’area.  La sua ipotesi è stata di recente messa in discussione dall’obiezione che le impronte dei sigilli sarebbero troppo numerose per indicare le derrate e soprattutto per il fatto che si nega una specializzazione controllata delle tecniche lavorative, fatta eccezione per la produzione di oggetti di prestigio come gioielli e metalli. La Casa delle Tegole venne abbandonata e distrutta verso la fine dell’Antico Elladico II. Sulle sue rovine, nella parte centrale della costruzione, venne tracciato un cerchio di pietre, ad indicare che le rovine dovevano essere conservate, non si sa se ciò sia un indizio di venerazione o di esecrazione rispetto al luogo, fatto sta che, effettivamente, nuove costruzioni sulle rovine della Casa delle Tegole sono databili alla fine del Medio Elladico.


2)       Il Building BG, sempre a Lerna, nell’Argolide;

3)        Due costruzioni in Messenia;

4)        Un edificio fortificato a Tebe, in Beozia;

5)         La Casa dei pithoi, vicino Corinto, nella Corinzia.

Sul FRONTE CICLADICO fiorisce la produzione di idoli di marmo esportati in tutta la Grecia continentale e continua l’esportazione di ossidiana di Melo. Sull’isola di Ceo compaiono i cosiddetti “Marchi del Vasaio” segni che hanno fatto ipotizzare in un primo momento a funzioni scrittorie, sebbene si sia alla fine rinunciato a questa ipotesi non potendo collocare questi segni geometrici entro un sistema scrittorio.

La ceramica più diffusa è in questo periodo l’Urfirnis, una ceramica non lustrata decorata con una vernice a base d’argilla marrone o rossa. 

La Grecia dal Paleolitico al Neolitico.

Secondo le testimonianze archeologiche in nostro possesso, la Grecia risulterebbe abitata fin da tempi antichissimi: si parlerebbe addirittura di centomila anni or sono, come testimoniato dall’unico sito per il quale possediamo una cronologia continua dal Paleolitico superiore al Neolitico finale, per un arco temporale compreso tra il 20.000 a.C. e il 3.000 a.C. circa, ossia la Grotta Franchti, sulla costa sudest dell’Argolide, nel Peloponneso.

PALEOLITICO.
In Tessaglia e nella Penisola Calcidica sono stati rinvenuti reperti attribuiti al Paleolitico inferiore. Nella Grecia centrale e nelle Cicladi sono state invece rinvenute tracce di un’occupazione umana risalente al Paleolitico medio e superiore. La presenza in questo periodo di ossidiana di Melo (una delle Cicladi) in Argolide testimonia di scambi tra la Grecia continentale e le Cicladi fin da tempi antichissimi. Non esistono, in tutto in Paleolitico, centri abitativi stabili; l’economia è fondata sulla caccia e sulla raccolta.

MESOLITICO.
Nel Mesolitico, tra l’8.300 e il 6.000 a.C. circa, cominciano a comparire centri abitativi stabili e l’economia non è più fondata unicamente sulla caccia e sulla raccolta ma anche sulla coltivazione.

NEOLITICO.
Con il Neolitico, tra il 6.000 e il 3.000 a.C. circa, la nostra documentazione si fa decisamente più consistente, grazie all’abbondante ritrovamento di manufatti in ceramica e resti di centri abitativi, specie in Tessaglia, Macedonia e Tracia. I siti di Sesklo e Dimini, in Tessaglia, entrambi fortificati e dotati nella zona centrale di un ampio edificio a base rettangolare, testimoniano che l’economia delle popolazioni neolitiche era basata sulla coltivazione e la raccolta di grano ed orzo e sull’allevamento di capre e montoni. è stato appurato che in questo periodo si praticasse la tessitura, la lavorazione di oggetti in legno e  la cottura e preparazione del cibo. I traffici di ossidiana dalle Cicladi verso l’area continentale continuano, sebbene questo vetro vulcanico giungesse in Grecia non più in forma semilavorata ma in grossi blocchi di materiale grezzo. 

#AtlanteStorico: Grecia, La Geografia.

Dal punto di vista geografico, la Grecia può essere suddivisa in tre aree: una settentrionale, una centrale e una meridionale. Ad est, nell’area settentrionale del continente greco, troviamo la Tessaglia, unavasta regione pianeggiante compresa tra le alte cime del Pindo e dell’Olimpo, solcata dai due fiumi Peneo ed Enipeo e suddivisa in quattro regioni: Istiotide, Pelasgiotide, Ftiotide, Tessaliotide. Ad ovest della Tessaglia troviamo poi L’Epiro, una regione assai meno fertile della vicina Tessaglia, caratterizzata da una stretta fascia costiera che affaccia sul Mar Ionio e su parte del Mar Adriatico Meridionale, e da una zona interna per lo più montuosa. L’Epiro è inoltre celebre per il Tempio di Zeus a Dodona e per l’Oracolo dei morti sulle sponde dell’Acheronte, in Tesprozia. A Nord della Tessaglia vi è l’ampia regione della Macedonia, non considerata parte del continente greco almeno fino al VI secolo a.C, sebbene le dinastie regnanti si siano sempre dichiarate di origini greche in virtù di una presunta discendenza dall’eroe mitologico greco Eracle. A sudest della Macedonia troviamo la penisola Calcidica, che affaccia sull’Egeo settentrionale e che prende il nome, molto probabilmente, da Calcide, una delle più importanti città dell’Eubea, un’isola della Grecia centrale. Ad est della penisola Calcidica vi è infine la Tracia, mai considerata come parte del continente greco e i cui popoli sono sempre stati visti come barbari, sebbene numerosissimi siano stati i tentativi di colonizzazione, da parte di genti greche, di questa regione assai ricca di metalli preziosi (specie oro e argento).

La Grecia centrale è delimitata a Nord dalla retta che congiunge il Golfo di Pagase ad Est e quello di Ambracia ad Ovest e a Sud dal Golfo di Corinto. Da Ovest verso Est la Grecia centrale comprende Acarnania, Etolia, Focide e Beozia; a sud della Beozia si trova l’Attica e a Nord tra Focide e Beozia i Locresi Opunzi, mentre a sud tra Acarnania e Focide si trovano i Locresi Ozoli, secondo la tradizione coloni degli Opunzi. A sud dell’Attica vi è poi la Megaride, una stretta fascia di territorio che congiunge la Grecia Centrale con il Peloponneso. Ad Est della Beozia si estende la vasta pianura dell’Isola di Eubea, fondamentale punto di approdo per le rotte orientali, che si protende verso l’arcipelago delle Cicladi e le coste dell’Asia Minore. Ad est dell’Eubea vi è l’arcipelago delle Cicladi, al centro delle quali vi è Delo, secondo la tradizione isola sacra al dio Apollo. Ancora più ad Est un altro arcipelago, quello delle Sporadi (Lesbo, Chio e Samo) e più a Sud le due isole di Rodi, Coo e Cipro.

La Grecia meridionale è delimitata a Nord dal Golfo di Corinto. La parte continentale della Grecia meridionale prende il nome di Peloponneso, da Pelope, figlio del mitico Tantalo, primo re della Lidia, che secondo la tradizione giunse in questa terra dandovi il proprio nome. Inizialmente il Peloponneso si sarebbe chiamato Apia, da Apis, figlio del leggendario Foraneo, secondo la tradizione il primo uomo. Successivamente ad Apia, il Peloponneso si sarebbe chiamato Pelasgia, da Pelasgo, anch’egli figura mitologica primordiale. Gli antichi paragonavano il Peloponneso, a causa della sua conformazione geografica, ad una foglia di platano o di vite: effettivamente esso è caratterizzato, a sud, dalla presenza di quattro lingue di terra solcate da profonde insenature. La prima di queste lingue di Terra, a partire da est, è l’Argolide, che forma con l’Attica a nord il Golfo Saronnico e quello Ermioneo e che forma, con la seconda lingua di terra da est, parte della Laconia, il Golfo Argolico. La seconda e la terza lingua di terra da est costituiscono la parte meridionale della laconia, mentre la quarta ed ultima è parte della Messenia. A nord della Messenia si trova l’Elide e più a nord est l’Acaia, che affaccia direttamente sul Golfo di Corinto. Nella parte centrale del Peloponneso vi è infine l’Arcadia, che in virtù della sua posizione geografica, ha sempre mantenuto scarsi rapporti con l’esterno. Ad est dell’Elide si trovano le isole Ionie, tra le quali spiccano Zante Itaca e in particolare Corcira, più a Nord, in prossimità dell’Epiro. Così come l’Eubea ha costituito un punto d’approdo fondamentale per le rotte marittime verso l’Oriente, allo stesso modo le isole ioniche costituiscono un punto d’approdo fondamentale per le rotte marittime verso l’Occidente, specie verso l’Italia, che i naviganti solevano raggiungere costeggiando l’Elide e procedendo verso nord fino a quel punto in cui il tratto di Mare che separa Grecia e Italia è più stretto, ossia in corrispondenza delle coste calabro-pugliesi.


A sud del Peloponneso vi è la vasta isola di Creta, punto d’approdo sia per le rotte in direzione Nord-Sud, dalla Grecia verso l’Egitto e la Libia, sia per quelle in direzione Est-ovest.

martedì 20 settembre 2016

Riforma clistenica delle tribù.

#AtlanteStorico: Antiche regioni dell'Anatolia.


#AppuntiLezione:Tradizioni eroiche e colonizzazione greca: le colonie achee – Alfonso Mele.

Quando Omero utilizza l’aggettivo “Achei”, egli fa riferimento a TUTTI i Greci e più precisamente ai Micenei del Peloponneso, ad una dimensione predorica. Dopo la caduta dei palazzi micenei si attivò un processo di dorizzazione che lasciò intonsa solo l’Arcadia, l’unica realtà del Peloponneso destinata a rimanere non dorica. Il Peloponneso predorico (miceneo) si rifaceva molto probabilmente a tradizioni eolico-tessaliche. La categoria Eoli, molto spesso utilizzata da Alfonso Mele nel suo saggio, si riferisce proprio al panorama socio-culturale predorico. In età arcaica, col Peloponneso già dorizzato, la regione settentrionale dell’Acaia risultava abitata dal popolo acheo. Gli storici si pongono ovviamente il problema della differenza tra questi Achei e e gli Achei in senso omerico: se per gli uni si intendevano gli abitanti di una regione settentrionale chiamata Acaia, per gli altri si intendevano invece, i micenei del Peloponneso. Gli Achei di età storica avviarono un movimento coloniale di tipo etnico, caratterizzato cioè da una partecipazione collettiva allo spostamento da piccoli centri all’Italia Meridionale. Colonie achee della Magna Grecia furono Sibari, Crotone (città di tradizioni atletiche), Metaponto (VII secolo a.C), Poseidonia (VI secolo a.C.). queste grandi città erano colonie che vivevano a contatto con altre città greche di tradizione diversa. Sul Golfo ionico esisteva una città di nome Siri, già esaltata dal poeta greco Archiloco, di tradizione però non achea. Nella prima metà del Vi secolo le colonie achee si coalizzarono e sottomisero Siri: ci troviamo davanti alla coesistenza di tradizioni culturali diverse ma anche episodi di scontri e contrasti.

L’articolo di Alfonso Mele intende studiare i miti precoloniali legati alle colonie achee in Magna Grecia. Mele asserisce che, soprattutto per via dell’influenza esercitata da Giovanni Puglliese Carratelli, questi miti precoloniali di tradizione achea sono stati a lungo letti come memorie micenee. Le prime due pagine del saggio costituiscono il rifiuto di questa lettura: non è possibile che gli indigeni abbiano conservato tanto a lungo la memoria di fatti di II millennio a.C.

Dopo le pagine in cui Mele smentisce la praticabilità dell’ipotesi di Pugliese Carratelli per la comprensione dei miti precoloniali, fa notare che per quanto riguarda le colonie achee della magna Grecia è possibile effettuare una tripartizione: esiste nelle colonie achee una componente di tradizioni pretoriane e una serie di tradizioni di carattere nostoico. La tradizione pretoriana è in queste colonie achee è rappresentata soprattutto dalla genealogia di Aiolos, Eolo. Aiolos è una figura radicata profondamente nell’ambito tessalico e in parte in quello beotico. Nel proprio articolo Mele mostra che la genealogia di Aiolos è concentrata soprattutto in due città: Metaponto, fondata attorno al 630, subcolonia dell’achea sibari; e Poseidonia, fondata nell’inoltrato VI secolo. Tra la fondazione di Metaponto e la fondazione di poeidonia si colloca la distruzione di Siri.

A Metaponto sono presenti: le figlie di Aiolos, Melanippe e Arne; Sisifo, re di Corinto e padre dell’eponimo di Metaponto.

A Poseidonia sono presenti: Creteo, padre di Aison e nonno di Giasone. Di qui il mito degli argonauti, ch passano per Poseidonia fondando nella valle del Sele il tempio di Era Argiva. Atamante e la figlia Ino, conosciuta anche per Leucotea. Tirò,  madre di Neleo I padre di Nestore.

Mentre altre colonia della magna Gecia insisteranno su tradizioni mitiche nostoiche, Metaponto e Poseidonia rimarranno legata e tradizioni eoliche tessaliche altamente predoriche.