"Come un altro, o Antifonte, si compiace di un bel cavallo, o di un cane, o di un uccello,
così e ancor di più, io traggo piacere dai buoni amici,
e se so qualcosa di buono.. lo insegno loro".


giovedì 27 ottobre 2016

#Appunti: Eschilo, L'Orestea.

L’Orestea di Eschilo, l’unica trilogia tragica ad esserci giunta integra, si presenta composta da:

1)      Agamennone;
2)     Le Coefore;
3)     Le Eumenidi.
Il tema centrale dell’opera è il matricidio commesso da Oreste per vendicare l’assassinio del padre Agamennone da parte di sua madre Clitemnestra e del suo amante Egisto.
TRAMA,
AGAMENNONE.
Agamennone sta per tornare ad ad Argo dopo la guerra di Troia. Alla notizia dell'imminente rientro del re, il coro dei vecchi Argivi innalza una preghiera a Zeus e manifesta i suoi cattivi presentimenti: prima di partire per Troia, Agamennone aveva sacrificato sua figlia Ifigenia. Quale destino lo attendeva, una volta tornato? Clitemnestra, moglie di Agamennone, durante l’ assenza del marito è diventata amante di Egisto, con il quale ha deciso di assassinare il re per impadronirsi del potere. Tra i prigionieri di guerra di Agamennone c'è la profetessa Cassandra, figlia di Priamo, che rifiuta gli inviti di Clitemnestra ad entrare nel palazzo e, illuminata dal dio Apollo, prevede imminenti delitti di sangue tra i quali il proprio assassinio. Entrata nel palazzo assieme ad Agamennone, infatti, vengono entrambi uccisi dai due amanti. Clitemnestra ed Egisto difendono il loro gesto come un atto di giustizia, mentre il coro minaccia la vendetta del figlio di Agamennone, Oreste.

LE EUMENIDI.

Nella terza tragedia, Le Eumenidi (cioè ‘divinità della benevolenza’), Oreste, ancora sporco del sangue materno, giace spossato dal cammino nel tempio di Apollo a Delfi. Lo perseguitano le Erinni (spiriti della vendetta) della madre, che vogliono punirlo per il suo delitto. Apollo caccia le Erinni e consiglia a Oreste di recarsi ad Atene per cercare salvezza nel tempio di Atena. Ad Atene Atena chiama a raccolta i migliori cittadini affinché giudichino Oreste, istituendo così il tribunale dell’Areopago. Apollo difende Oreste affermando che ha fatto il suo dovere vendicando la morte del padre. Le Erinni lo accusano affermando che in nessun caso avrebbe dovuto uccidere la madre. Si vota. Atena vota per ultima e stabilisce che in caso di parità l'imputato sarà assolto. Al termine della conta, la dea emette il verdetto e declama l’assoluzione di Oreste per parità di voti. Le Erinni vengono placate con l’offerta di un sito e di un culto in terra attica e si trasformano in Eumenidi, protettrici di Atene. L’età della faida famigliare è terminata, la catena di sangue interrotta. D’ora in poi la giustizia e non la vendetta governeranno gli uomini.

LE COEFORE.
Nella seconda tragedia, Le coefore (cioè ‘le portatrici di libagioni funerarie’) Oreste, figlio di Agamennone, torna ad Argo spinto dal dio Apollo per vendicare la morte del padre. Sul tumulo di Agamennone incontra la sorella, Elettra, anch’ella desiderosa di vendetta. Oreste si presenta al palazzo di Argo sotto le spoglie di un viandante. Accolto nel palazzo uccide Egisto, l’amante della madre, e poi, dopo un attimo di esitazione di fronte alle preghiere materne, anche Clitemnestra.

Innanzitutto è presente l’opposizione tra il diritto di sangue e il diritto di Stato. Le Erinni di Clitemnestra, convocate dinnanzi al tribunale dell’Areopago istituito da Atene, dichiarano assai più grave l’uccisione di un consanguineo (come quella perpetrata da Agamennone a danno di Ifigenia o quella perpetrata da Oreste a danno di Clitemnestra) che di un non consanguineo (come quella perpetrata da Clitemnestra  a danno di Agamennone). Oreste e Agamennone appaiono agli occhi di Clitemnestra come due empi.

L'Orestea di Eschilo venne rappresentata in un'Atene nella quale andare a teatro era un fatto obbligatorio: al pubblico veniva addirittura corrisposto il compenso relativo alla giornata lavorativa non svolta per recarsi a teatro. Il teatro era un elemento di coercizione ideologica.

Quando Oreste uccide la madre, viene giudicato dal tribunale dell’Areopago. Egli, in quanto figlio di Agamennone, vive una generazione dopo la guerra di Troia. Nell’ Orestea Eschilo colloca proprio in quell’epoca la fondazione dell’Areopago, che si pronuncia sull’innocenza del matricida. Nel mito di fondazione dell’Areopago contenuto nell’Orestea non si fa mai riferimento alla nomofiulachia: l’Areopago nasce esclusivamente per giudicare i delitti. L’Orestea venne messa in scena nel 458 a.C., dunque in prossimità della riforma di Efialte. Una corrente di studiosi, tra i quali Luciano Canfora, ritiene che Eschilo mise in scena questa trilogia a sostegno della riforma di Efialte. Altri studiosi ritengono invece che Eschilo sostenga nell’Orestea un atteggiamento filo aristocratico, prendendo maggiormente le difese dell’assassinata Clitemnestra. 

martedì 25 ottobre 2016

#1, La guerra del Peloponneso: La guerra decennale (Appunti).

La guerra iniziò nel 431 con l’invasione dell’Attica da parte del re spartano Archidamo. Ad Atene s’impose immediatamente il problema di come reagire all’arrivo degli Spartani. Pericle suggerì di ritirarsi dalle campagne ed aspettare il nemico in città. La scelta di Pericle andò ovviamente a compromettere gli interessi del ceto oplitico, ossia dei medi proprietari terrieri. Contemporaneamente a questa chiusura di Atene entro i confini delle proprie mura, si scatenò in città una violenta epidemia di peste. Tucidide non  la collega a ragioni religiose e morali, ma razionalmente, sebbene in maniera pregiudizievole, ne attribuisce la provenienza a navi egiziane. Gli Spartani non persero occasione per attribuire lo scoppio dell’epidemia alla presenza al governo di Atene di un empio Alcmeonide. Oltre alla causa madre della guerra, individuata nella smodata crescita d Atene, Tucidide riporta altre tre cause occasionali:
               
1.             La questione di Corcìra (Corfù, nel Mar ionio, Grecia occidentale);
2.            La questione di Potidea (nella penisola calcidica), antica colonia di Corinto;
3.            Il decreto Megarese.

Dopo la morte di Pericle (429 a.C.), il potere ad Atene venne assunto da Cleone, l’obiettivo polemico principale del commediografo Aristofane. Con Cleone nacque la democrazia radicale, l’Atene dei demagoghi. Pare che Cleone sia stato uno dei primi politici ateniesi di umili origini: secondo Aristofane sarebbe stato infatti figlio di un conciapelle. Non tutti gli studiosi sono però d’accordo. Una volta al potere Cleone attuò una politica aggressiva nei confronti degli Alleati che si espresse nella triplicazione del phoros. Nella lega Delio Attica il phoros complessivo annuale doveva raggiungere 460 talenti d’argento; con Cleone questa somma venne alzata a 1380 talenti. Triplicare il phoros significava concedere ancora più potere ai tribunali polari: è in questo che consistette la radicalizzazione della democrazia periclea.

Nel 428 a.C, ad un anno dalla morte di Pericle, si verificò l’assedio di Mitilene a Lesbo, una delle realtà originariamente non tenute al versamento del phoros in quanto alleate privilegiate di Atene. L’assedio di Mitilene può facilmente essere paragonato, per la brutalità del suo svolgimento, alla guerra di Samo del 441-439 a.C. . Ad operare questa repressione fu però Cleone.

Nel 424 a.C si svolse la battaglia di Delio, cui prese parte, secondo la tradizione, il giovane Socrate. Questa battaglia può essere considerata esemplificativa di quel processo di progressiva dissoluzione del modello oplitico che caratterizzò l’intera guerra del Peloponneso.


Nel 422 a.C. si svolse la battaglia di Anfipoli, in Tracia. Anche qui, pare, Socrate prese parte alla battaglia. In essa trovarono la morte sia Cleone che il generale spartano Brasìda. Pare inoltre che Tucidide, essendo arrivato in ritardo alla battaglia di Anfipoli, venne mandato in esilio. 

domenica 23 ottobre 2016

#2, La guerra del Peloponneso: Atene tra il 421 e il 411 a.C. (Appunti)

Nel 421 a.c venne stipulata la pace di Nicia, un personaggio noto alla tradizione antica come  “superstizioso”, “religioso”. Nicia, di cui possediamo una vita plutarchea, può essere inserito nella tradizione cimoniana, come espressione di continuità con la figura di Cimone e di dissenso con quelle di Pericle e dei demagoghi. Con la pace di Nicia, percepita dai contemporanei come l’atto conclusivo della guerra,  si aprì in verità la seconda fase del conflitto.


Il 411 fu l’anno del primo colpo di stato oligarchico ad Atene. La flotta ateniese era allora impegnata nelle acque di Samo. La flotta ateniese si fondava sul contributo dei Teti, il centro del consenso della democrazia ateniese. Una flotta troppo a lungo lontana da Atene significava una città sguarnita della propria base democratica. Di questa situazione approfittarono i filooligarchici  per sovvertire in senso oligarchico il regime democratico: vene istituita l’assemblea dei ‘400, che assunse il potere ed andò a sostituire l’assemblea dei ‘500 di memoria clistenica.. Il fatto che si attribuisca a Solone la creazione di un’assemblea dei ‘400 (poi sostituita da quella dei 500) dev’essere considerata propaganda oligarchica di V secolo: ci fu uno straordinario recupero della memoria soloniana ed una rifunzionalizzazione della sua figura che divenne l’emblema della patrios politeia. Il provvedimento chiave della svolta oligarchica fu la destituzione del mistos: abbattere la democratia significava abbatere la remunerazione delle cariche pubbliche e tornare a quell’idea secondo cui la politica poteva essere praticata solo dai ceti abbienti. Due importanti rappresentanti di questo colpo di stato furono Crizia e Teramene. Crizia, poeta, filo spartano, amante dei simposi, fu allievo di Socrate nonché cugino della madre di Platone, che ricordò con imbarazzo questa scomoda parentela; Teramene, più moderato del compagno, nel 404 a.C. entrò in contrasto con Crizia perché avverso al suo governo repressivo e sanguinario e fu da questi costretto a bere la cicuta. Il colpo di stato del 411 a.C durò pochissimo: fu sufficiente il ritorno della flotta ad Atene affinché il nuovo equilibrio oligarchico venisse meno: prima che la democrazia venisse restaurata, si sperimentò una forma di oligarchia moderata con il celebre governo dei 5000, il governo di una cittadinanza ristretta a 5000 opliti. Anche quest’esperienza fu brevissima; Tucidide scrisse che mai prima di allora Atene era stata governata meglio. 

mercoledì 19 ottobre 2016

#4, La guerra del Peloponneso: La democrazia restaurata da Trasibulo.

Nel 403 a.C, dopo una lunga fase oligarchica, la democrazia ad Atene venne restaurata. La democrazia restaurata da Trasibulo, tuttavia, non si pose in continuità con la fase democratica immediatamente precedente: si trattò infatti di una democrazia fondata sul principio del memnesikakein, “non ricordiamo il male”, conciliativa rispetto ai torti passati. Cosa più importante, la democrazia di Trasibulo recuperò alcuni elementi dell’oligarchia moderata: vennero esclusi dalla nuova forma politica tanto gli estremismi oligarchici quanto gli estremismi democratici, tanto i sostenitori dei Trenta quanto quelli dei demagoghi. L’esaltazione della medietà e la condanna di ogni etremismo furono la cifra della restaurazione democratica del 403 a.C.

Nel 401 a.C. avvenne la riforma dell’alfabeto ateniese, che comportò la riscrittura di moltissimi monumenti antichi.


La democrazia restaurata, fondata sul principio del memnesikakein, fu lo stesso regime politico responsabile della messa a morte di Socrate nel 399 a.C.

venerdì 7 ottobre 2016

#3, La Guerra del Peloponneso: La guerra deceleica. (Appunti)

La terza fase della guerra del Peloponneso si apre con il ritorno di Alcibiade ad atene: Alcibiade, dopo l’esperienza oligarchica, l’esperienza a Sparta e quella filopersiana inaugurò la restaurazione della democrazia ateniese.

Nel 406 a.C. si svolse la battaglia delle Arginuse, vicino l’isola di Chio. Nonostante la vittoria ateniese, gli strateghi di quella battaglia, tra i quali un figlio di Pericle, vennero tutti messi a processo per non aver salvato coloro che erano caduti in mare. Questo episodio fu enfatizzato dalla tradizione antica come dimostrazione della violenza della democrazia, di un tribunale popolare che manda a morte degli strateghi, dopo una vittoria fra l’altro. Tra coloro che tentarono di prendere le difese degli strateghi accusati nel processo delle Arginuse vi fu il filosofo ateniese Socrate.

L’anno successivo, il 405, si svolse la battaglia di Egospotami, sui Dardanelli, che vide la clamorosa sconfitta degli Ateniesi e la vittoria degli Spartani. Con Egospotami si concluse la guerra: le condizioni cui Atene fu costretta a soggiacere dopo la sconfitta furono estremamente importanti. Gli Spartani chiesero ed ottennero:

1)            Lo smantellamento la Lega Delio Attica: ad Atene fu concesso il possesso di sole cinque navi;
2)            L’abbattimento delle grandi mura del Pireo, per le quali tanto si era battuto Temistocle;
3)            L’insediamento ad Atene di un governo oligarchico filo spartano: quello dei Trenta tiranni.

Quello dei trenta fu il secondo colpo di stato oligarchico ad Atene, assai più duro e repressivo della precedente stagione oligarchica inauguratasi nel 411. Uno dei provvedimenti più esemplificativi del governo dei Trenta fu la riduzione della cittadinanza a 3000 cittadini (o forse meno) e l’attuazione di una politica persecutoria nei confronti degli esclusi dal numerus clausus realizzata attraverso drammatiche confische (soprattutto ai danni dei meteci). Teramene, più moderato del compagno, nel 404 a.C. entrò in contrasto con Crizia perché avverso al suo governo repressivo e sanguinario e fu da questi costretto a bere la cicuta.


Le Storie di Tucidide, in otto libri, si chiudono col 411 a.C.. il ciclo è poi continuato dal Senofonte delle Elleniche, che abbracciano un periodo compreso tra il 411 a.C e il 362 a.C, anno della battaglia di Mantinea. Luciano Canfora, anni fa, ha dimostrato che il primo libro delle Elleniche di Senofonte appartiene in realtà a Tucidide. Questo fatto dev’essere probabilmente imputato ad un errore di trasmissione. Il racconto del periodo in cui ad Atene esercitarono il proprio potere i trenta tiranni lo si ritrova nelle pagine delle Elleniche. Il governo dei Trenta fu di brevissima durata: nel 403 a.C Trasibulo, insieme ad altri esuli, organizzò il ritorno della democratia ad Atene. Nel momento della restaurazione della democratia da parte di Trasibulo, Tebe, storica nemica di Atene, assunse un atteggiamento di simpatia nei suoi confronti, preparando la strada a positivi sviluppi tra le due poleis. 

lunedì 3 ottobre 2016

Storiografia: Eforo di Cuma Eolica e Polibio.

A partire dal IV secolo a.C., con l’opera di Eforo di Cuma eolica, i fatti dall’età eroica in poi vennero inseriti nel contesto più ampio e consapevole di una “storia universale”.
Di Eforo di Cuma Eolica,purtroppo, le opere ci sono giunte in forma frammentaria, soprattutto attraverso Diodoro Siculo, che da esse attinse per la composizione della Bibliotheca Storica, la propria opera di storia universale. Nelle proprie Storie, redatte in 30 libri, Eforo percorre tutto l’arco temporale compreso tra il mitico ritorno degli Eraclidi nel Peloponneso (collocato tradizionalmente al 1104 a.C.) e la terza guerra sacra (356 a.C.), che segnò l’ingresso di Filippo II di Macedonia sullo scenario delle questioni greche.

Quando in età ellenistica i Greci dovettero fare i conti con i Romani e il loro progressivo affermarsi quale potenza egemone del Mediterraneo, le storie universali iniziarono ad arricchirsi delle vicende che li riguardavano. Polibio, autore greco del II secolo a.C, cercò di comprendere le ragioni del loro successo. Nelle proprie Storie (delle quali ci sono giunti solo i primi 5 dei 40 libri che le componevano, sebbene gli excerpta vaticana ci abbiano consegnato una sintesi del contenuto generale dell’opera) Polibio fece convergere le alterne vicende egiziane, greche e spagnole del III secolo a.C. nel disegno provvidenzialistico di una Roma unificatrice di popoli. La narrazione si conclude al 146 a.C, anno della fine della Terza guerra punica e della distruzione di Cartagine.

venerdì 30 settembre 2016

Storiografia: Gli storici del ciclo: Erodoto, Tucidide e Senofonte.

I Greci cominciarono a raccontare la propria storia antica e contemporanea fin dal V secolo a.C. Nonostante l’esistenza di modelli storiografici molto diversi, alcuni degli autori più abili, collegandosi all’opera di un proprio predecessore o facendo riferimento ad esso, andarono di fatto a costituire una narrazione storica cronologicamente continua. Si è parlato, in riferimento a tale fenomeno di “ciclo storico”; tre furono gli autori del ciclo: Erodoto (V secolo a.C.), Tucidide (V secolo a.C.) e Senofonte (V-IV secolo a.C.). Di questi tre autori, che hanno coperto un arco temporale complessivo di quasi 130 anni, la tradizione manoscritta ci ha consegnato l’opera completa.

Erodoto, abile novellatore, fu autore de “Le Storie”. “Le Storie”, in 9 libri, sono in parte dedicate al racconto dei viaggi compiuti dall’autore nei territori dell’impero persiano; in parte al racconto dei fatti relativi alle cosiddette guerre persiane. In questo senso la prima parte dell’opera risulta essere prodromica alla seconda. L’arco temporale coperto dalle Storie è quello compreso tra il 490, anno della spedizione di Dario in Grecia, e il 478 a.C, anno della battaglia di Capo Micale, atto conclusivo delle guerre persiane.

Tucidide fu autore de “La Guerra del Peloponneso”, in otto libri. A differenza di Erodoto, che fu un abile novellatore, Tucidide fu un uomo di profonda razionalità e predilesse sempre uno stile essenziale e rigoroso. Il resoconto dei fatti narrati ne “La guerra del Peloponneso”parte dal 431 a.C. e si interrompe col 411 a.C.

Senofonte, autore delle Elleniche (in sette libri), fu un continuatore di Tucidide: se la narrazione Tucididea si interrompe col 411, quella senofontea inizia proprio con quell’anno. Luciano Canfora, in  verità, ha già da tempo dimostrato che il primo libro delle Elleniche appartiene ancora a Tucidide. Le Elleniche di Senofonte si interrompono con la battaglia di Mantinea del 362 a.C.
Erodoto, Senofonte e Tucidide coprono complessivamente un arco di tempo compreso tra il 490 a.C. e il 362 a.C.


Gli storici del ciclo costituirono per secoli un vero e proprio canone; studiare la storia greca significava leggere le loro opere.