L’organizzazione
autopoietica di un sistema vivente lo definisce come unità topologica nello
spazio in cui i suoi componenti possono interagire ed avere relazioni.
Riproduzione ed evoluzione, dalle quali dipende la diversità dei sistemi
viventi, sono necessariamente subordinate alla loro condizione di unità: la
riproduzione esige l’esistenza di un’unità da riprodurre; l’evoluzione esige la
riproduzione come mezzo che veicola il cambiamento da generazione in
generazione.
SUBORDINAZIONE ALLA
CONDIZIONE DI UNITA’.
L’unità è la
condizione imprescindibile che un qualcosa deve avere affinché sia possibile
distinguerlo da uno sfondo o da altre unità. La distinzione di un’unità da uno
sfondo comporta sempre la specificazione del dominio nel quale essa esiste, sia
che la distinzione venga operata sul piano concettuale, da parte di un
osservatore, sia che essa venga operata sul piano fisico, attraverso
l’effettivo operare dell’entità nello spazio. Diversi tipi di unità ineriscono
a diversi domini di interazioni e possono interagire nella misura in cui i
rispettivi domini presentano delle interazioni comuni. Il dominio di
interazioni che specifica un’unità ne determina l’intera fenomenologia. Poiché
nei sistemi viventi il dominio di interazioni è definito dall’ organizzazione
autopoietica, ogni cambiamento nel sistema è subordinato al suo mantenimento.
Poiché l’organizzazione autopoietica definisce il sistema come unità, ogni
cambiamento nel sistema è subordinato al mantenimento della propria unità.
PLASTICITA’
DELL’ONTOGENESI.
L’ontogenesi è
la storia della trasformazione strutturale di un’unità, la storia del
mantenimento della sua identità attraverso l’autopoiesi continua nello spazio
fisico.
I)
Poiché
il modo in cui un’unità conserva la propria identità (rimane autopoietica)
dipende dalla sua struttura, classi differenti di sistemi autopoietici (con
strutture differenti) hanno classi differenti di ontogenesi.
II)
I
cambiamenti che un sistema autopoietico può subire senza perdita di
identitàsono determinati dalla sua organizzazione e subordinati al suo
mantenimento. I sistemi autopoietici possono essere perturbati da eventi
indipendenti e compensare tali perturbazioni attraverso cambiamenti interni
subordinati al mantenimento della propria organizzazione.
III)
La
struttura di un’unita, ossia il modo in cui la sua organizzazione autopoietica
è realizzata nello spazio fisico, può cambiare nel corso della sua ontogenesi,
a patto però che i cambiamenti strutturali non compromettano l’identità del
sistema, interrompendo le relazioni di produzione specificate
dall’organizzazione autopoietica tra le sue componenti.
IV)
Le
fonti di perturbazione per un sistema autopoietico sono: l’ambiente esterno,
come fonte di eventi indipendenti e il sistema stesso, come fonte di stati
d’attività risultanti dalle compensazioni delle perturbazioni che possono a
loro volta costituire perturbazioni che generano ulteriori compensazioni. L’ontogenesi
dell’organismo riflette in parte la storia delle sue interazioni con l’ambiente
di esistenza.
V)
L’osservatore
guarda all’organismo come unità calata in un ambiente e distingue per esso le
perturbazioni generate internamente e quelle generate esternamente, sebbene per
il sistema vivente esse siano indistinguibili. Le perturbazioni generate
esternamente all’organismo consentono all’osservatore di fare dichiarazioni
sulla storia ontogenetica del sistema autopoietico e sull’ambiente di esistenza
che essa descrive. L’osservatore individua, cioè, una corrispondenza tra
l’ambiente di esistenza e l’ontogenesi, come se l’organizzazione autopoietica
contenesse rappresentazioni dell’ambiente. In verità l’organizzazione
dell’organismo non contiene rappresentazioni circa l’ambiente, ma ha natura
omeostatica.
VI)
I
cambiamenti compensativi che un sistema autopoietico può subire senza perdita
di identità possono essere di due tipi:
a) Cambiamenti conservativi, che determinano
cambiamenti nelle relazioni tra i componenti senza comportare modifiche dello
spazio autopoietico del sistema;
b) Cambiamenti innovativi, che determinano
cambiamenti nei componenti e modifiche dello spazio autopoietico del sistema.
LA RIPRODUZIONE: UNA
COMPLICAZIONE DELL’UNITA’.
La riproduzione
di un’unità è il processo di complicazione di quell’unità – e quindi della sua
autopoiesi – che veicola i cambiamenti operati dal processo evolutivo. Vi sono
tre fenomeni da distinguere per quanto riguarda la nozione di riproduzione:
Replicazione, copiatura e autoriproduzione.
a) Replicazione: Un sistema replicante è un
sistema in grado di generare unità diverse da sé stesso ma identiche tra loro e
con una comune organizzazione (determinata nel processo della loro produzione).
b) Copiatura: La copiatura ha luogo quando
un certo fenomeno viene mappato su un sistema e un fenomeno isomorfo si
realizza in esso.
c) Autoriproduzione: Un’unità si
autoriproduce quando produce un’unità con un’organizzazione simile alla propria
in un processo accoppiato a quello della propria produzione. Solo i sistemi
autopoietici possono autoriprodursi perché solo essi si autoproducono. La
riproduzione nei sistemi viventi è un momento dell’autopoiesi.
L’EVOLUZIONE: UNA RETE
STORICA.
L’evoluzione
biologica è, nel dominio descrittivo dell’osservatore, un fenomeno storico: un
processo di cambiamento nel quale ogni stato di un sistema che cambia ha
origine dalla modificazione dello stato precedente nel corso di una
trasformazione causale. In che maniera l’organizzazione autopoietica degli
organismi definisce l’evoluzione come processo storico?
I)
L’evoluzione necessita di riproduzione
sequenziale e cambiamento in ogni passo riproduttivo: L’evoluzione di un sistema vivente è la
storia dei suoi cambiamenti strutturali senza perdita d’identità realizzati in
una sequenza di unità indipendenti generate in passi riproduttivi successivi,
ciascuna delle quali possiede una struttura tale da costituire una
modificazione della struttura dell’unità immediatamente precedente.
L’evoluzione di un sistema vivente richiede riproduzione sequenziale e
cambiamento in ogni passo riproduttivo.
II)
L’evoluzione dei sistemi autopoietici è
una conseguenza della loro capacità di autoriprodursi: Solo i sistemi auto-riproducenti danno
luogo a riproduzione sequenziale (generazione di unità indipendenti con
medesima identità in passi riproduttivi successivi): nell’autoriproduzione,
infatti, ogni unità determina la struttura della prossima in maniera tale che
l’organizzazione autopoietica (e quindi l’identità) venga conservata. Se
incorrono dei cambiamenti nella struttura delle unità generate sequenzialmente,
ciascuna di esse costituirà una modifica rispetto alla precedente, e il
processo evolutivo sarà innescato. L’evoluzione dei sistemi autopoietici è
quindi una conseguenza della loro capacità di autoriprodursi.
III)
L’evoluzione è necessariamente un
processo di adattamento continuato:
l’evoluzione di un sistema auto-riproducente ha luogo solo se le unità generate
consecutivamente nel corso della sua riproduzione sequenziale subiscono
cambiamenti strutturali per effetto della selezione differenziale che realizza
di volta in volta l’adattamento dell’organismo nel suo dominio di esistenza.
L’adattamento ad un certo ambiente regionale è infatti la condizione
imprescindibile per la realizzazione strutturale di un’organizzazione
autopoietica. Se la selezione non garantisse l’adattamento, l’autopoiesi non
potrebbe realizzarsi. Se l’autopoiesi non potesse realizzarsi, la riproduzione
non potrebbe aver luogo. Se la riproduzione non potesse aver luogo, l’evoluzione
non potrebbe sussistere. L’evoluzione è necessariamente un processo di
adattamento continuato.
IV)
Nei
sistemi viventi l’evoluzione biologica è resa possibile da variazioni
strutturali (operate dal processo di selezione) sui prodotti della riproduzione
sequenziale determinata dall’autoriproduzione. L’evoluzione culturale dei
sistemi viventi è invece resa possibile dalla copiatura sequenziale, nel corso
del processo di indottrinamento sociale, di un modello che cambia da
generazione in generazione.
V)
Una specie
è una popolazione di individui che condividono un pool genetico, cioè una
configurazione strutturale pressoché equivalente come risultato di
trasformazioni storiche.
ACCOPPIAMENTO E SISTEMI
AUTOPOIETICI DI SECONDO E TERZO ORDINE
Ogni volta che
la condotta di due o più unità è tale che vi è un dominio nel quale la condotta
di ciascuna è una funzione della condotta delle altre, si dice che quelle unità
sono ‘’accoppiate’’ in quel dominio. L’accoppiamento ha origine come risultato delle
reciproche modificazioni che le unità subiscono interagendo l’una con l’altra
senza perdere la propria identità.
L’accoppiamento
di unità autopoietiche può anche condurre alla generazione di una nuova unità
che può esistere in un dominio differente da quello in cui le unità che l’hanno
prodotta mantengono la propria identità. È il caso delle api da miele, che
partecipano al mantenimento dell’organizzazione circolare del sistema alvearesenza
perdere la propria identità. Il sistema alveare è un sistema autopoietico di
terzo ordine, alla cui organizzazione partecipano le api, sistemi autopoietici
di secondo ordine, alla cui organizzazione partecipano a loro volta sistemi
autopoietici di primo ordine, ossia le cellule.