Teleologia e
teleonomia sono nozioni non-necessarie per la comprensione dell’organizzazione
vivente.
MANCANZA DI SCOPO.
La teleonomia,
ossia la presenza di un elemento di scopo, è sempre stata considerata come un
aspetto necessario e sufficiente per la caratterizzazione degli esseri viventi.
L’ontogenesi, ossia la storia individuale dell’organismo, corrisponderebbe al
cammino di sviluppo verso lo stato adulto che permetterebbe al sistema vivente
di eseguire certe funzioni in relazione al progetto innato che lo definirebbe
in relazione all’ambiente. La filogenesi, ossia la storia della specie,
individuerebbe un cammino di trasformazioni adattive attraverso la riproduzione
che avrebbe lo scopo di soddisfare il progetto innato della specie in relazione
all’ambiente. Le nozioni di fine o scopo, tuttavia, non hanno nulla a che fare
con l’organizzazione della macchina, autopoietica o allopoietica che sia,ed
esistono unicamente nel dominio descrittivo dell’osservatore che vede la
macchina operare trasformazioni entro il suo dominio cognitivo. Le macchie
autopoietichepossono essere perturbate da eventi indipendenti e compensare tali
perturbazioni attraverso cambiamenti interni subordinati al mantenimento
dell’organizzazione della macchina. Ogni relazione tra questi cambiamenti e le
perturbazioni che agiscono sulla macchina sta esclusivamente entro il nostro
dominio cognitivo. Stessa cosa vale per la nozione di funzione che
l’osservatore attribuisce alle componenti di macchina come relazione tra i
cambiamenti di stato dei componenti e lo stato che essi originano nel sistema
totale.
Le nozioni di
scopo e funzione hanno valore esplicativo solo per l’osservatore, che può servirsene
per orientare un eventuale ascoltatore verso un certo dominio di pensiero. La
teleonomia si rivela, pertanto, un artificio descrittivo: i sistemi viventi
sono sistemi senza scopo.
INDIVIDUALITA’.
Messo da parte
il problema della teleonomia, l’organizzazione vivente sembra ora costituire la
questione centrale per la comprensione degli esseri viventi. L’organizzazione
autopoietica dei sistemi viventi, subordinando ogni cambiamento interno al
mantenimento dell’organizzazione stessa, specifica gli organismi come unità,
individui. Se il subordinamento dei cambiamenti interni dell’organismo al
mantenimento dell’organizzazione non avesse luogo, il sistema vivente
perderebbe quell’aspetto della sua organizzazione che lo definisce come unità e
si disintegrerebbe. L’ontogenesi dei sistemi viventi, dunque, non è il cammino
di sviluppo da uno stato embrionale incompleto verso uno stato maturo e
definitivo, ma l’espressione del divenire di un sistema che in ogni momento è
l’unita nella sua pienezza. L’organismo agisce sempre e solo nel presente. La
nozione di tempo, come quella di sviluppo, appartiene solo al dominio cognitivo
dell’osservatore.
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