Attraverso la
descrizione dell’organizzazione circolare auto-referente dei sistemi viventi
sulla Terra e l’analisi dei domini di interazioni specificati da quest’ultima,
è possibile mostrare l’emergere dell’osservatore: un sistema vivente
auto-referente in grado di compiere descrizioni e di generare un dominio
linguistico consensuale e un dominio di autocoscienza.
Conclusioni:
I)
I
sistemi viventi sono sistemi omeostatici dotati di un’organizzazione circolare
omeostatica che assicura la produzione e il mantenimento dei componenti che la
specificano, in modo tale che il prodotto del loro mantenimento è la stessa
organizzazione che li produce. La nozione di componenti, in verità, esiste solo
nel dominio cognitivo dell’osservatore – che se ne serve per descrivere
l’organizzazione vivente – e non appartiene al sistema vivente che, come unità,
non ha parti.
II)
La
particolare organizzazione di un sistema vivente specifica per esso un dominio
chiuso di interazioni: il dominio cognitivo. L’organismo non può entrare in
interazioni che non siano specificate dalla sua organizzazione. L’agire
dell’organismo all’interno del proprio dominio cognitivo corrisponde al
processo di cognizione dell’organismo. Il processo cognitivo degli esseri umani
differisce da quello degli altri organismi solo per il tipo di interazioni che
esso implica, in primo luogo le interazioni linguistiche. L’inferenza induttiva
è fondamentale per il processo cognitivo: essa fa sì che ogni esperienza sia
per l’essere vivente l’esperienza di un caso generale, che ogni interazione,
cioè, sia ricondotta al suo essere elemento di una classe di interazioni.
L’inferenza induttiva è un processo del pensiero, indipendente dalla storia
dell’organismo: Anche se le interazioni passate costituiscono la base delle
inferenze induttive presenti (nella misura in cui un’interazione presente è
ricondotta ad un certo tipo di interazioni sperimentate nel passato), esse non
partecipano al processo induttivo. L’organismo agisce sempre e solo nel
presente; la nozione di tempo (passato, presente e futuro) esiste solo nel
dominio cognitivo dell’osservatore.
III)
La
funzione basilare del linguaggio non è la trasmissione di informazioni da un
sistema vivente ad un altro, ma la creazione di un dominio consensuale di
comportamento tra sistemi linguisticamente interagenti mediante lo sviluppo di
un dominio cooperativo di interazioni. Le interazioni linguistiche orientano
l’ascoltatore entro il proprio dominio cognitivo senza specificare la condotta
che ne deriverà.
IV)
Per
mezzo del linguaggio noi interagiamo all’interno di un dominio di descrizioni
che è allo stesso tempo limitato e infinito. Limitato perché tutto ciò che
diciamo è una descrizione, infinito perché interagendo con lo stato di attività
che rappresenta la descrizione che effettuiamo, possiamo generare una nuova
descrizione comunicativa che orienta verso la precedente e così via, in maniera
ricorsiva potenzialmente infinita. Allo stesso modo, effettuando
un’auto-descrizione, ed interagendo con lo stato di attività che vi corrisponde
siamo in grado di generare descrizioni che orientano verso l’auto-descrizione,
in maniera ricorsiva potenzialmente infinita: diamo sostanza, cioè, al dominio
dell’autocoscienza, anch’esso limitato ed infinito.
V)
L’osservatore
guarda all’organismo da un punto di vista esterno, come giacente in un ambiente
e come parte del suo dominio di interazioni. È in virtù di ciò che, nelle
proprie descrizioni, l’osservatore parla dell’organismo come un sistema diretto
verso fini. Questa teleonomia, in verità, è tale solo nel dominio cognitivo
dell’osservatore. Per il sistema vivente, infatti, esiste solo una sequenza di
stati auto-subordinati.
VI)
L’organizzazione
dei viventi è completamente autoreferente: essi prevedono dinamiche di
input-output solo nel dominio descrittivo dell’osservatore. Nell’organizzazione
dei sistemi viventi, il ruolo delle superfici effettrici è solo quello di
mantenere costanti gli stati stabili dalle superfici ricettrici, non di
modificare l’ambiente in cui esso esiste.
VII)
Il
dominio cognitivo dell’osservatore è limitato e infinito. Egli può interagire
con le rappresentazioni delle proprie interazioni in maniera ricorsiva e senza
fine, generando relazioni tra domini altrimenti indipendenti. L’osservatore,
attraverso l’invenzione di relazioni, può, cioè, generare novità e allargare
continuamente il proprio dominio cognitivo: l’osservatore è capace di
creatività.
VIII) Un comportamento è logico o contraddittorio
solo nel dominio cognitivo dell’osservatore. L’osservatore definisce un
comportamento come una sequenza deterministica di stati di attività nervosa
nella quale ciascuno stato determina il seguente entro la medesima cornice di
riferimento: egli reputa che per certi stimoli sia logico assistere al
verificarsi di un certo tipo di comportamento. Se nel corso della sintesi di un
comportamento avviene un cambiamento nella cornice di riferimento, si verifica
un comportamento nuovo, che l’osservatore giudica contraddittorio rispetto alle
proprie previsioni. L’osservatore giudica una condotta come logica o
contraddittoria, dunque, in relazione ad una cornice che egli stabilisce.
IX)
La
nozione di ‘’realtà’’come universo di entità indipendenti è una finzione del
dominio descrittivo dell’osservatore. Noi non siamo in grado di dire nulla su
tutto ciò con cui non possiamo interagire e un’entità è descrivibile solo nella
misura in cui il suo dominio di interazioni comprende interazioni con l’osservatore,
ossia relazioni. Ciò che chiamiamo
realtà è l’insieme delle unità di interazioni che possiamo descrivere
interagendo con esse. Noi viviamo all’interno di un dominio di descrizioni
interagendo con le quali possiamo ampliare il nostro dominio cognitivo
all’infinito. Al di fuori delle nostre descrizioni, non esiste realtà
conoscibile e…’’su ciò di cui non possiamo parlare, dobbiamo tacere’’, come
suggeriva Wittgenstein.
X)
Poiché
osserviamo i sistemi viventi interagire e generare comportamenti entro un ambiente,
affermiamo che il sistema nervoso e il sistema genetico dell’organismo
codificano informazioni sull’ambiente rappresentandolo nella propria
organizzazione funzionale. In realtà la nozione di ‘’informazione’’ esiste solo
nel nostro dominio cognitivo. I sistemi viventi non codificano descrizioni di
un ambiente che esiste solo per noi, ma processi di trasformazione di stati
interni a partire da stati iniziali.
XI)
L’osservatore
può generare infinite relazioni tra domini differenti, attraverso l’interazione
con gli stati congiunti di attività nervosa determinati dall’interazione entro
questi domini. Le relazioni generate tra domini differenti costituiscono un
dominio di relazioni all’interno del quale l’osservatore interagisce come
sistema pensante, senza però ridurre un dominio di interazioni ad un altro.
Rimaniamo sempre all’interno del nostro dominio descrittivo e ogni nostra
spiegazione di qualcosa è sempre una riproduzione operata attraverso gli
elementi del nostro dominio di interazioni, e non è mai quella cosa stessa, i
cui elementi costituenti e il cui funzionamento sono definiti all’interno di un
dominio di interazioni che non è il nostro.
I sistemi viventi e il loro
sistema nervoso non sono fatti per trattare un medium, anche se sono diventati
ciò che sono proprio attraverso l’evoluzione del trattamento del loro medium.
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