"Come un altro, o Antifonte, si compiace di un bel cavallo, o di un cane, o di un uccello,
così e ancor di più, io traggo piacere dai buoni amici,
e se so qualcosa di buono.. lo insegno loro".


lunedì 19 settembre 2016

#4 Riassunto: H. Maturana & F. Varela; Autopoiesi e cognizione, Biologia della Cognizione, 1970 - Conclusioni.

Attraverso la descrizione dell’organizzazione circolare auto-referente dei sistemi viventi sulla Terra e l’analisi dei domini di interazioni specificati da quest’ultima, è possibile mostrare l’emergere dell’osservatore: un sistema vivente auto-referente in grado di compiere descrizioni e di generare un dominio linguistico consensuale e un dominio di autocoscienza.
Conclusioni:
I)                  I sistemi viventi sono sistemi omeostatici dotati di un’organizzazione circolare omeostatica che assicura la produzione e il mantenimento dei componenti che la specificano, in modo tale che il prodotto del loro mantenimento è la stessa organizzazione che li produce. La nozione di componenti, in verità, esiste solo nel dominio cognitivo dell’osservatore – che se ne serve per descrivere l’organizzazione vivente – e non appartiene al sistema vivente che, come unità, non ha parti.
II)               La particolare organizzazione di un sistema vivente specifica per esso un dominio chiuso di interazioni: il dominio cognitivo. L’organismo non può entrare in interazioni che non siano specificate dalla sua organizzazione. L’agire dell’organismo all’interno del proprio dominio cognitivo corrisponde al processo di cognizione dell’organismo. Il processo cognitivo degli esseri umani differisce da quello degli altri organismi solo per il tipo di interazioni che esso implica, in primo luogo le interazioni linguistiche. L’inferenza induttiva è fondamentale per il processo cognitivo: essa fa sì che ogni esperienza sia per l’essere vivente l’esperienza di un caso generale, che ogni interazione, cioè, sia ricondotta al suo essere elemento di una classe di interazioni. L’inferenza induttiva è un processo del pensiero, indipendente dalla storia dell’organismo: Anche se le interazioni passate costituiscono la base delle inferenze induttive presenti (nella misura in cui un’interazione presente è ricondotta ad un certo tipo di interazioni sperimentate nel passato), esse non partecipano al processo induttivo. L’organismo agisce sempre e solo nel presente; la nozione di tempo (passato, presente e futuro) esiste solo nel dominio cognitivo dell’osservatore.
III)            La funzione basilare del linguaggio non è la trasmissione di informazioni da un sistema vivente ad un altro, ma la creazione di un dominio consensuale di comportamento tra sistemi linguisticamente interagenti mediante lo sviluppo di un dominio cooperativo di interazioni. Le interazioni linguistiche orientano l’ascoltatore entro il proprio dominio cognitivo senza specificare la condotta che ne deriverà.
IV)             Per mezzo del linguaggio noi interagiamo all’interno di un dominio di descrizioni che è allo stesso tempo limitato e infinito. Limitato perché tutto ciò che diciamo è una descrizione, infinito perché interagendo con lo stato di attività che rappresenta la descrizione che effettuiamo, possiamo generare una nuova descrizione comunicativa che orienta verso la precedente e così via, in maniera ricorsiva potenzialmente infinita. Allo stesso modo, effettuando un’auto-descrizione, ed interagendo con lo stato di attività che vi corrisponde siamo in grado di generare descrizioni che orientano verso l’auto-descrizione, in maniera ricorsiva potenzialmente infinita: diamo sostanza, cioè, al dominio dell’autocoscienza, anch’esso limitato ed infinito.
V)                L’osservatore guarda all’organismo da un punto di vista esterno, come giacente in un ambiente e come parte del suo dominio di interazioni. È in virtù di ciò che, nelle proprie descrizioni, l’osservatore parla dell’organismo come un sistema diretto verso fini. Questa teleonomia, in verità, è tale solo nel dominio cognitivo dell’osservatore. Per il sistema vivente, infatti, esiste solo una sequenza di stati auto-subordinati.
VI)             L’organizzazione dei viventi è completamente autoreferente: essi prevedono dinamiche di input-output solo nel dominio descrittivo dell’osservatore. Nell’organizzazione dei sistemi viventi, il ruolo delle superfici effettrici è solo quello di mantenere costanti gli stati stabili dalle superfici ricettrici, non di modificare l’ambiente in cui esso esiste.
VII)          Il dominio cognitivo dell’osservatore è limitato e infinito. Egli può interagire con le rappresentazioni delle proprie interazioni in maniera ricorsiva e senza fine, generando relazioni tra domini altrimenti indipendenti. L’osservatore, attraverso l’invenzione di relazioni, può, cioè, generare novità e allargare continuamente il proprio dominio cognitivo: l’osservatore è capace di creatività.
VIII)       Un comportamento è logico o contraddittorio solo nel dominio cognitivo dell’osservatore. L’osservatore definisce un comportamento come una sequenza deterministica di stati di attività nervosa nella quale ciascuno stato determina il seguente entro la medesima cornice di riferimento: egli reputa che per certi stimoli sia logico assistere al verificarsi di un certo tipo di comportamento. Se nel corso della sintesi di un comportamento avviene un cambiamento nella cornice di riferimento, si verifica un comportamento nuovo, che l’osservatore giudica contraddittorio rispetto alle proprie previsioni. L’osservatore giudica una condotta come logica o contraddittoria, dunque, in relazione ad una cornice che egli stabilisce.
IX)             La nozione di ‘’realtà’’come universo di entità indipendenti è una finzione del dominio descrittivo dell’osservatore. Noi non siamo in grado di dire nulla su tutto ciò con cui non possiamo interagire e un’entità è descrivibile solo nella misura in cui il suo dominio di interazioni comprende interazioni con l’osservatore, ossia relazioni.  Ciò che chiamiamo realtà è l’insieme delle unità di interazioni che possiamo descrivere interagendo con esse. Noi viviamo all’interno di un dominio di descrizioni interagendo con le quali possiamo ampliare il nostro dominio cognitivo all’infinito. Al di fuori delle nostre descrizioni, non esiste realtà conoscibile e…’’su ciò di cui non possiamo parlare, dobbiamo tacere’’, come suggeriva Wittgenstein.
X)                Poiché osserviamo i sistemi viventi interagire e generare comportamenti entro un ambiente, affermiamo che il sistema nervoso e il sistema genetico dell’organismo codificano informazioni sull’ambiente rappresentandolo nella propria organizzazione funzionale. In realtà la nozione di ‘’informazione’’ esiste solo nel nostro dominio cognitivo. I sistemi viventi non codificano descrizioni di un ambiente che esiste solo per noi, ma processi di trasformazione di stati interni a partire da stati iniziali.
XI)             L’osservatore può generare infinite relazioni tra domini differenti, attraverso l’interazione con gli stati congiunti di attività nervosa determinati dall’interazione entro questi domini. Le relazioni generate tra domini differenti costituiscono un dominio di relazioni all’interno del quale l’osservatore interagisce come sistema pensante, senza però ridurre un dominio di interazioni ad un altro. Rimaniamo sempre all’interno del nostro dominio descrittivo e ogni nostra spiegazione di qualcosa è sempre una riproduzione operata attraverso gli elementi del nostro dominio di interazioni, e non è mai quella cosa stessa, i cui elementi costituenti e il cui funzionamento sono definiti all’interno di un dominio di interazioni che non è il nostro.


I sistemi viventi e il loro sistema nervoso non sono fatti per trattare un medium, anche se sono diventati ciò che sono proprio attraverso l’evoluzione del trattamento del loro medium.

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