"Come un altro, o Antifonte, si compiace di un bel cavallo, o di un cane, o di un uccello,
così e ancor di più, io traggo piacere dai buoni amici,
e se so qualcosa di buono.. lo insegno loro".


lunedì 19 settembre 2016

#6 Riassunto: Maurice Merleau-Ponty, Fenomenologia della percezione, 1945 - Il corpo come oggetto e la fisiologia meccanicistica.

Un oggetto è, per definizione, qualcosa che ammette unicamente relazioni esteriori e meccaniche fra le proprie componenti. Quando la fisiologia classica aveva concepito il corpo proprio come un oggetto aveva tradotto il suo funzionamento nel linguaggio dell’in sé, aveva sostenuto l’ipotesi di costanza individuando una corrispondenza puntuale tra lo stimolo e la percezione elementare. La vista, il tatto, l’udito e così via erano stati concepiti come qualità compatte derivate dalla distinzione di appositi organi. La fisiologia moderna ha dimostrato l’infondatezza di questa analisi: lesioni localizzate del sistema nervoso centrale, infatti, non determinano la perdita di certe qualità o di certi dati sensoriali, ma intralciano la differenziazione degli eccitamenti e la convergenza di quelle attività neuronali che rendevano possibile una certa funzione.  Ciò significa che la percezione non è un effetto della situazione di fatto al di fuori dell’organismo, ma dipende dalla maniera con cui l’organismo va incontro alle stimolazioni e si riferisce ad esse, dipende, cioè, da una particolare strutturazione del sistema nervoso. La funzione degli organi sensoriali è solo quella di ‘’concepire’’ un certo tipo di stimolo e trasmetterlo al sistema nervoso. Io sento un odore non perché il mio naso sia in grado di farmelo percepire come tale. Ma perché il mio sistema nervoso riorganizza lo stimolo ricevuto per mezzo del naso in maniera tale da farne emergere il carattere olfattivo. Una tale strutturazione del sistema nervoso è possibile solo se si lascia da parte l’idea del corpo come oggetto, perché sarebbe impensabile ricondurla a relazioni meccaniche ed esteriori. Una simile strutturazione deve necessariamente implicare che la coscienza invada il corpo e che l’anima si estenda su tutte le sue parti. Il fenomeno dell’arto fantasma viene incontro a questa tesi e la verifica. Un ferito di guerra avverte ancora la presenza del braccio che gli è stato amputato. Questo fenomeno dev’essere ricondotto a determinanti psichiche e fisiologiche. Da una parte esso dipende dall’anosognosia del soggetto, cioè dal suo rifiuto della deficienza, come dimostrato dal fatto che il braccio fantasma tende a ridursi e a sparire del tutto con l’accettazione della mutilazione. Dall’altra, è stato dimostrato che il fenomeno scompare se vengono recisi i conduttori sensitivi che connettono il moncherino all’encefalo. Le determinanti psichiche e quelle fisiologiche si innestano le une sulle altre, rendendo possibile un’adeguata comprensione del fenomeno dell’arto fantasma, solo se le si considera entro la prospettiva dell’essere al mondo. Quello che nel mutilato rifiuta la deficienza è un Io impegnato in un mondo fisico ed interumano che continua a proiettarsi verso questo mondo indipendentemente dalle menomazioni, conservando il campo pratico precedente ad esse. La particolare struttura temporale dell’essere al mondo fa sì che l’evento traumatico della menomazione possa essere in un certo senso rimosso: il mio passato può rivivere nel presente poiché esso lo tiene ancora in pugno, cosicché quando io penso al mio passato come presente trascorso esso può rifiutarsi di cedere alla constatazione presente della menomazione e chiudersi nella sua evidenza autistica. Il fenomeno del braccio fantasma, dunque, è un vecchio presente che non si decide a divenire passato. Il fatto che l’ablazione dei conduttori che collegano il moncherino all’encefalo facciano scomparire l’arto fantasma dipende dal fatto che gli eccitamenti provenienti dal moncherino mantengono l’arto amputato nel circuito dell’esistenza, ne conservano il posto e fanno sì che esso conti ancora nel circuito dell’organismo. L’analisi del fenomeno dell’arto fantasma chiarisce che l’uomo non è uno psichismo unito ad un organismo, un dualismo soggetto oggetto: ogni gesto implica sempre un contenuto psichico, ogni atto psichico si riferisce sempre al fisiologico. L’unione di anima e corpo si realizza in ogni istante nel movimento dell’esistenza.

Nessun commento:

Posta un commento