"Come un altro, o Antifonte, si compiace di un bel cavallo, o di un cane, o di un uccello,
così e ancor di più, io traggo piacere dai buoni amici,
e se so qualcosa di buono.. lo insegno loro".


lunedì 19 settembre 2016

#1 Riassunto: Cristian Fuschetto; Breve storia di un appassionante equivoco: Nietzsche, Darwin e la scoperta della vita, 2010 - Ladies and Gentlemen, The life.

Nella storia della biologia la vita non è sempre stata considerata come una realtà autonoma e a sé stante, una forza scissa dalle sue forme. Bisogna aspettare il ‘900, con Darwin e Nietzsche, affinché la vita guadagni in autonomia e inizi ad esistere sul piano epistemologico.
La storia della biologica inizia propriamente con Linneo, che ne è considerato a pieno diritto il padre e fondatore. Per Linneo la vita come realtà autonoma non esiste, esiste solo un sistema statico di forme viventi in cui si realizza la volontà del creatore, una totalità perfettamente strutturata e compiuta in cui tutto e così – e non in un altro modo – in virtù di un decreto divino.
Con Jean-Baptiste Lamarck l’insieme delle forme viventi perde il carattere di staticità attribuitogli da Linneo acquisendo dinamicità, senza tuttavia slegarsi da una prospettiva prettamente teologica. Lamarck parla infatti di ‘’legge di sviluppo ’’: le forme viventi sono, cioè, unità sì da compiersi, ma secondo un ordine prestabilito, proiettate verso uno scopo impostogli fin dall’inizio da una forza estrinseca ad esse. Anche con Lamarck, in sostanza, le forme viventi rimangono forme vuote sostanzializzate da una volontà eteronoma e trascendentale e la vita come realtà autonoma non esiste ancora.
È con Darwin che, per la prima volta nella storia del pensiero occidentale, viene meno l’idea di una natura statica o preordinata, ma in ogni caso prevedibile. Nel 1835 un soggiorno di circa un mese presso le isole Galapagos, in Ecuador, convinse Darwin dell’insufficienza della teoria di Lamarck. Le somiglianze e le differenze riscontrate tra le forme animali nelle diverse aree geografiche dell’arcipelago non erano tali da poter essere giustificate solo sulla base di fattori ambientali esterni tali da aver perturbato il loro sviluppo finalistico. Elaborando la sua teoria dell’evoluzione per selezione naturale, Darwin avanzò l’ipotesi di una forza autonoma operante dall’interno degli esseri viventi, una forza formante e deformante veicolata dalla selezione naturale: la vita.
Fino alle scoperte di Darwin si era parlato di selezione nei termini di una forza eliminativa che andava neutralizzando quegli organismi che per qualche ragione si rivelavano lontani dalle forme perfette. Con Darwin, venuta meno l’idea dell’esistenza di Ideal tipi, la selezione assume i caratteri di una potenza creatrice, di un’attività selettiva che interviene a vagliare il risultato del gioco combinato di variazione casuale e adattamento premiando i successi, ossia le variazioni che hanno determinato un efficace adattamento dell’organismo all’ambiente, con la creazione di nuovi tipi. La selezione naturale sopravvive come forza degenerante nella misura in cui interviene sugli organismi non in grado di adattarsi neutralizzandoli.

La selezione fu un nodo concettuale fondamentale anche nella riflessione di Nietzsche il quale la integrò nel contesto di una nuova biologia tesa a dimostrare l’inferiorità dei valori dominanti e la necessità del loro superamento e della sperimentazione di nuove forme dell’umano. Al pari di Darwin, seppure con esiti assai differenti, Nietzsche fu in grado di astrarre la vita dagli esseri viventi come una forza unica in grado di spiegarne genesi, trasformazione, degenerazione e rigenerazione. La vita è per Nietzsche uno sforzo verso l’aumento di potenza, la vita è, in altre parole, ‘’volontà di potenza’’, ossia volontà di vita. 

Nessun commento:

Posta un commento