"Come un altro, o Antifonte, si compiace di un bel cavallo, o di un cane, o di un uccello,
così e ancor di più, io traggo piacere dai buoni amici,
e se so qualcosa di buono.. lo insegno loro".


lunedì 19 settembre 2016

#7 Riassunto: Maurice Merleau-Ponty, Fenomenologia della percezione, 1945 - Esperienza del corpo e la psicologia classica.

La psicologia classica definisce l’oggetto come un qualche cosa di osservabile nel senso di posto all’estremità del mio sguardo o delle mie dita e dal quale, al limite, posso distogliermi. Già con questa definizione appare chiaro che il corpo non può essere considerato un oggetto come tutti gli altri e che, forse, non può essere considerato un oggetto. Il corpo, infatti non mi abbandona mai, è sempre presente e sempre percepito, non si dispiega mai dinnanzi al mio sguardo e io non posso in alcun modo distogliermi da esso. Il mio corpo, inoltre, mi impone una certa prospettiva sul mondo e sulle cose: per mezzo del corpo io maneggio, osservo, ispeziono gli oggetti e ne faccio il giro, ma io, prigioniero nel mio corpo, non posso osservare il mio corpo. Il mio corpo è non un oggetto tra gli oggetti, ma il mio mezzo di comunicazione col mondo; solo tramite il corpo io posso avere una veduta sulle cose. Per di più, il fatto che il mio corpo non sia un oggetto fra gli oggetti appare evidente se si considera l’ambiguità del corpo, espressa nel paradosso della mano toccata e della mano toccante, e il suo carattere affettivo. Quando entro in contatto con un oggetto, io so distinguere chiaramente quando sono io a toccarlo e quando è esso a toccare il mio corpo; se congiungo i palmi delle mie mani, invece, questa distinzione non è più possibile. Ciascuna mano è contemporaneamente toccata e toccante: il mio corpo mi fornisce delle sensazioni doppie. Per quanto riguarda il carattere affettivo del corpo proprio, è chiaro che, mentre un oggetto, ad esempio un coltello con cui mi taglio, è causa efficiente del mio dolore, un arto dolorante non è causa efficiente del dolore che avverto. Quando dico mi fa male il piede non intendo che il piede mi stia arrecando del dolore, ma che la sensazione del dolore sia localizzata nel piede. In più, i movimenti degli oggetti veri e propri ci risultano percettibili da un confronto di posizioni in istanti successivi; i movimenti del corpo proprio ci sono rivelati da sensazioni cinestesiche, particolari sensazioni muscolari che anticipano la meta del movimento, esplicitandola prima ancora che esso si verifichi e rendendo possibile una conoscenza della posizione delle varie parti del corpo in ogni istante. Da tutte queste evidenze la psicologia classica non è arrivata a trarre alcuna conclusione che sancisse una volta e per tutte che il corpo non è un oggetto, questo perché l’esperienza del soggetto vivente era un oggetto rispetto all’analisi dello psicologo. Tuttavia lo psicologo, nel momento stesso in cui si proponeva di esaminare il vivente come oggetto tra gli oggetti coincideva con quella medesima analisi, essendo egli stesso un vivente: lo psicologo realizzava in sé stesso l’unione di soggetto ed oggetto. L’idea del corpo come oggetto avrebbe dovuto distruggersi sotto i suoi stessi occhi.

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