"Come un altro, o Antifonte, si compiace di un bel cavallo, o di un cane, o di un uccello,
così e ancor di più, io traggo piacere dai buoni amici,
e se so qualcosa di buono.. lo insegno loro".


domenica 25 settembre 2016

Appunti: Alessandro Magno.

Alessandro Magno salì al trono grazie all’abilità e all’ambiziosità della madre Olimpiade, proveniente da una tribù dell’Illiria, i Molossi. Al pari del defunto padre, il primo atto da sovrano fu garantirsi l’equilibrio interno del proprio regno intraprendendo, a tal fine, guerre contro le popolazioni macedoni ribellatesi. Tebe venne rasa al suolo: secondo la tradizione sarebbe rimasta in piedi solo la casa del poeta Pindaro. Sparta risultava all’epoca essere sempre più evanescente. Alessandro si propose di portare avanti la politica paterna stabilita nel convegno di Corinto: liberare i Greci dai Persiani. Quando gli Ateniesi, gli Spartani di Lisandro, di nuovo gli Ateniesi, I tebani, I Macedoni di Filippo avevano dichiarato la volontà di combattere i Persiani, avevano sempre inteso la volontà di liberare LA IONIA dalla loro presenza. Filippo non aveva mai progettato il totale e definitivo annientamento dell’impero persiano, ma unicamente la liberazione della costa anatolica. Quando Alessandro intraprese la propria spedizione, incontrò non poche difficoltà, in primo luogo le controversie esplose col re di Rodi Memnone. Giunto in Anatolia si recò a troia, quasi sentendosi un novello Agamennone, col mito della guerra di Troia come guerra di liberazione della Ionia. Con l’intento di liberare le coste anatoliche, partì dalla Frigia. All’epoca a Gordio esisteva  un tempio frigio nel quale era presente un carro che si riteneva essere appartenuto al mitico Gordio, eponimo della città. In questo carro c’era un nodo che, secondo la tradizione, nessuno sarebbe stato in grado di sciogliere all’infuori di Gordio stesso, una volta tornato. Giunto presso il tempio Alessandro sciolse il nodo, tra l’acclamazione generale dei sacerdoti presenti. Questo episodio è rilevante nella misura in cui il percorso di conquista di Alessandro fu favorito soprattutto dalla sua capacità di accattivarsi il favore dei cleri locali. La prima importante vittoria fu quella riportata nella battaglia del Granìco, in occasione della quale inviò a Delfi numerose spoglie a nome di tutti i Greci meno gli Spartani. Seguì la battaglia di Isso, nei pressi dell’attuale Siria, dopo la quale, secondo la tradizione, Alessandro subì un drastico mutamento nei comportamenti e nei costumi: ad Isso fini, politicamente parlando, l’Alessandro grecofilo continuatore della politica paterna e nacque Alessandro Magno. L’obiettivo diventò da allora raggiungere il cuore della Persia: non si gettò a capofitto verso il proprio obiettivo, ma discese lungo la costa, passando anche per la Fenicia e compiendo il difficilissimo assedio di Tiro. Giunto in Egitto, sotto il controllo dei Persiani, si rivolse ai grandi centri templari egiziani, notoriamente intolleranti rispetto al tacco persiano. Si recò nell’oasi di Siwa , presso l’oracolo di Zeus Ammone, dove si fece riconoscere come figlio di Zeus per intercessione della madre Olimpiade. A Menfi si fece addirittura riconoscere faraone. Combatté e vinse la battaglia di Gaugamela. Besso, satrapo di Battriana e Sogdiana,  dopo aver assassinato il legittimo sovrano persiano, Dario III, che era stato sconfitto da Alessandro Magno nella battaglia di Gaugamela, si autoproclamò imperatore di Persia. La tradizione vuole che Alessandro, punito Besso, si sia mostrato fortemente benevolo nei confronti della moglie e delle figlie dell’assassinato sovrano. A Gordio Alessandro si era presentato come risolutore dell’attesa del mitico eponimo, in Egitto era stato riconosciuto figlio di zeus e faraone, dopo Gaugamela divenne il nuovo Gran re, andando a sostituire il sovrano di Persia. La tradizione antica, che interpretò moralisticamente gli eventi, insistette sul fatto che Alessandro si fosse barbarizzato al punto di adottare una linea orientalizzante: fece in modo che i propri generali sposassero donne del posto nelle celebri nozze di Susa e sposò egli stesso una principessa battriana, Rossane, da cui ebbe anche un figlio, Alessandro IV. L’orientalizzazione di Alessandro, effettivamente avvenne, ma non la si deve leggere però in senso moralistico: il sovrano si era reso conto del fatto che distruggendo l’impero persiano senza assicurarsi una continuità rispetto al passato sarebbe stato per lui impossibile consolidare il proprio potere. Nell’esercito macedone, tuttavia, la linea orientalizzante adottata dal sovrano suscitò non pochi malcontenti: si ricordi, a tal proposito, la celebre congiura dei paggi ordita col proposito di attentare alla vita di Alessandro.


Ci sono due episodi che sintetizzano l’evoluzione dei rapporti tra Alessandro e la Grecia all’indomani della spedizione antipersiana: la richiesta ai Greci degli onori divini per il suo amico Efestione e il cosiddetto rescritto di Susa o Decreto di Nicànore, con il quale Alessandro chiese alle città greche di far ritornare gli esuli. Nel convegno di Corinto Filippo aveva assicurato alle città greche che lo status politico sarebbe rimasto quello immediatamente successivo alla vittoria di Cheronea; col decreto di Nicanore Alessandro si contrappose al precedente provvedimento paterno, manifestando l’intenzione di disegnare una Grecia totalmente diversa. Entrambi i provvedimenti, la richiesta degli onori divini per Efestione e il decreto di Nicanore, vennero accolti più che negativamente in Grecia, avendo essi messo in discussione i ceti tradizionali che avevano visto il proprio potere confermato e garantito da Filippo. 

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