"Come un altro, o Antifonte, si compiace di un bel cavallo, o di un cane, o di un uccello,
così e ancor di più, io traggo piacere dai buoni amici,
e se so qualcosa di buono.. lo insegno loro".


lunedì 19 settembre 2016

Riflessioni: Vasilij Kandinskij, il bianco, il nero e la musica: " [...] un silenzio eterno e senza avvenire".

Vasilij Kandinskij (1866-1944) riteneva che l'opera pittorica fosse in grado di sviluppare la stessa sconvolgente forza sprigionata dalla musica. Il colore, infatti, non è soltanto una qualità della superficie, ma qualcosa che risplende dall’interno - espressione del mondo interiore dell'artista - un vero e proprio "tema musicale" soggetto a continue variazioni. In esso luce ed oscurità convivono in un equilibrio cromatico perfetto tra i due estremi del bianco e del nero. È proprio in questi due "non colori" che la metafora del silenzio trova compiutamente espressione e lo Spirito esperisce il nulla. Il bianco è quasi il simbolo di un mondo in cui tutti i colori sono scomparsi: non ne percepiamo il suono, avvertiamo solo un invalicabile muro di silenzio, una sorta di pausa musicale che interrompe lo sviluppo del tema. E’ un silenzio ricco di potenzialità, non morto, la giovinezza del nulla, un nulla prima dell’origine. E poi c’è il nero, un silenzio tragico e senza possibilità, la morte del nulla stesso, assenza di futuro e di speranza. Il nero è spento, privo di suono, ma capace di portare a forte risonanza tutti gli altri colori, anche i più deboli, cosicché la percezione del Silenzio assume il carattere di una vera e propria rivelazione: così come per il Leopardi sopravvivere al naufragio dello Spirito nel nulla diventa possibile rifugiandosi nel fruscio del vento, così in Kandinskij, quella che pare destinata a configurarsi come la caduta nell'oblio del nero, si risolve nell'improvvisa, chiara ed inaspettata percezione delle realtà cromatico-sonore circostanti. 

Composizione VIII, Vasilij Kandinskij, 1923 104x201,

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