Quando Omero utilizza l’aggettivo “Achei”, egli fa
riferimento a TUTTI i Greci e più precisamente ai Micenei del Peloponneso, ad
una dimensione predorica. Dopo la caduta dei palazzi micenei si attivò un
processo di dorizzazione che lasciò intonsa solo l’Arcadia, l’unica realtà del
Peloponneso destinata a rimanere non dorica. Il Peloponneso predorico (miceneo)
si rifaceva molto probabilmente a tradizioni eolico-tessaliche. La categoria
Eoli, molto spesso utilizzata da Alfonso Mele nel suo saggio, si riferisce
proprio al panorama socio-culturale predorico. In età arcaica, col Peloponneso
già dorizzato, la regione settentrionale dell’Acaia risultava abitata dal
popolo acheo. Gli storici si pongono ovviamente il problema della differenza
tra questi Achei e e gli Achei in senso omerico: se per gli uni si intendevano
gli abitanti di una regione settentrionale chiamata Acaia, per gli altri si
intendevano invece, i micenei del Peloponneso. Gli Achei di età storica
avviarono un movimento coloniale di tipo etnico, caratterizzato cioè da una
partecipazione collettiva allo spostamento da piccoli centri all’Italia
Meridionale. Colonie achee della Magna Grecia furono Sibari, Crotone (città di
tradizioni atletiche), Metaponto (VII secolo a.C), Poseidonia (VI secolo a.C.).
queste grandi città erano colonie che vivevano a contatto con altre città
greche di tradizione diversa. Sul Golfo ionico esisteva una città di nome Siri,
già esaltata dal poeta greco Archiloco, di tradizione però non achea. Nella
prima metà del Vi secolo le colonie achee si coalizzarono e sottomisero Siri:
ci troviamo davanti alla coesistenza di tradizioni culturali diverse ma anche
episodi di scontri e contrasti.
L’articolo di Alfonso Mele intende studiare i miti
precoloniali legati alle colonie achee in Magna Grecia. Mele asserisce che,
soprattutto per via dell’influenza esercitata da Giovanni Puglliese Carratelli,
questi miti precoloniali di tradizione achea sono stati a lungo letti come
memorie micenee. Le prime due pagine del saggio costituiscono il rifiuto di
questa lettura: non è possibile che gli indigeni abbiano conservato tanto a
lungo la memoria di fatti di II millennio a.C.
Dopo le pagine in cui Mele smentisce la praticabilità
dell’ipotesi di Pugliese Carratelli per la comprensione dei miti precoloniali,
fa notare che per quanto riguarda le colonie achee della magna Grecia è
possibile effettuare una tripartizione: esiste nelle colonie achee una
componente di tradizioni pretoriane e una serie di tradizioni di carattere
nostoico. La tradizione pretoriana è in queste colonie achee è rappresentata
soprattutto dalla genealogia di Aiolos, Eolo. Aiolos è una figura radicata
profondamente nell’ambito tessalico e in parte in quello beotico. Nel proprio
articolo Mele mostra che la genealogia di Aiolos è concentrata soprattutto in
due città: Metaponto, fondata attorno al 630, subcolonia dell’achea sibari; e
Poseidonia, fondata nell’inoltrato VI secolo. Tra la fondazione di Metaponto e
la fondazione di poeidonia si colloca la distruzione di Siri.
A Metaponto sono presenti: le figlie di Aiolos, Melanippe e
Arne; Sisifo, re di Corinto e padre dell’eponimo di Metaponto.
A Poseidonia sono presenti: Creteo, padre di Aison e nonno
di Giasone. Di qui il mito degli argonauti, ch passano per Poseidonia fondando
nella valle del Sele il tempio di Era Argiva. Atamante e la figlia Ino,
conosciuta anche per Leucotea. Tirò,
madre di Neleo I padre di Nestore.
Mentre altre colonia della magna Gecia insisteranno su
tradizioni mitiche nostoiche, Metaponto e Poseidonia rimarranno legata e
tradizioni eoliche tessaliche altamente predoriche.
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