In verità le critiche che Nietzsche muove a Darwin nella Genealogia della morale, che sono fra
l’altro analoghe a quelle mossegli da Karl Semper, inconsapevolmente si
conciliavano alla perfezione con la vera teoria evoluzionistica darwiniana. Né
Semper né Nietzsche, ovviamente, potevano saperlo, dal momento che il
darwinismo aveva conosciuto la propria notorietà in Germania attraverso
l’interpretazione erroneamente lamarckiana di Ernst Heackel. Esattamente come
Nietzsche, Semper si era schierato contro una visione della vita che attribuiva
la nascita di nuovi organi e nuove specie all'adesione passiva degli organismi
al contesto ambientale, sostenendo, al contrario, la teoria del ‘’mutamento di
funzione’’, secondo cui non è la necessità dettata all'organismo dall'ambiente
a far emergere in un certo organo una certa funzione, ma è la funzione stessa
ad impadronirsi dell’organismo e a stravolgere apparati ed organi nati per
tutt'altri fini, per effetto della volontà del vivente che impone sull'ambiente
le proprie condizioni di esistenza. Anche se Nietzsche e Semper non potevano
saperlo, fin dal 1837 Darwin aveva ipotizzato la non riducibilità della
funzione attuale di un organo con la sua genesi storica. Con l’introduzione
della nozione di ‘’preadattamento’’ o ‘’cooptazione funzionale’’ Darwin
intendeva far riferimento alla possibilità di variazioni non necessariamente
subordinate al raggiungimento dello scopo attuale di un organo. È anzi lecito
sostenere che nel corso dello sviluppo dei viventi abbiano avuto luogo
variazioni neutre e‘‘inutili’’, in un certo senso, come sembrerebbero
testimoniare fenomeni come la presenza dei capezzoli sul petto maschile.
Contrasti tra Nietzsche e Darwin sorgono anche in merito al
concetto di ‘’lotta per l’esistenza’’. Il riferimento più autorevole di
Nietzsche, in questo senso, fu William Rolph. Secondo Rolph e secondo Nietzsche
la lotta per l’esistenza, intesa in senso darwiniano, esprime niente più che la
volontà di autoconservazione, di sopravvivenza, come effetto di forze difensive
che mortificano l’istinto fondamentale della vita (Nietzsche lo chiamerà
volontà di potenza) che tende all'auto-accrescimento, ad una lotta non
difensiva ma offensiva. Non più ‘’lotta per la vita’’ che si esaurisce in
assenza di minace per la sopravvivenza del vivente, ma ‘’vita come lotta’’
offensiva ed inesauribile tesa ad un accrescimento di potenza.
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