"Come un altro, o Antifonte, si compiace di un bel cavallo, o di un cane, o di un uccello,
così e ancor di più, io traggo piacere dai buoni amici,
e se so qualcosa di buono.. lo insegno loro".


martedì 20 settembre 2016

#1 Riassunto: Arnold Gehlen, L’uomo: la sua natura e il suo posto nel mondo - Introduzione - L'uomo come problema biologico particolare.

Un’interpretazione della natura umana deve necessariamente far riferimento ad una determinata formula interpretativa alla luce della quale l’uomo prende posizione circa sé stesso e circa i propri simili: Infatti, a seconda che io mi consideri come figlio di Dio o come anello della catena evoluzionistica il mio atteggiamento nei confronti della realtà è destinato ad essere completamente diverso. Gehlen osserva come la prospettiva evoluzionistica e quella metafisica abbiano in comune il fatto di ritenere che l’uomo possa essere descritto ed interpretato soltanto con categorie dell’extraumano (variazione casuale e adattamento da una parte, spirito dall’altra); l’intento di Gehlen è quello di dimostrare come sia possibile elaborare una concezione della natura dell’uomo che si avvalga di concetti molto più specifici e adeguati per questo particolarissimo oggetto di indagine che è l’uomo. L’uomo rinviene in sé stesso un compito che egli deve e può specificare solo interpretando la propria natura alla luce di una certa prospettiva che ha da essere empirica e scientifica. Poiché tale compito è nell’uomo dato ma non risolto col suo mero esistere – perché destinato a specificarsi attraverso questa auto-interpretazione – si dice che l’uomo è non solo un essere che prende posizione ma anche un essere incompiuto. Quando Nietzsche parla dell’uomo come “l’animale non ancora definito” intende esattamente questo: che non esiste un’opinione univoca di ciò che l’uomo sia esattamente e che l’uomo non è costituito una volta per tutte.

L’intento di Gehlen è quello di elaborare un’antropologia generale, una teoria dell’uomo che lo consideri nella sua totalità, che sia preordinata ad ogni scienza specialistica e che sia in grado di individuarne il posto peculiare nel mondo. In genere si è soliti classificare come ‘’umano’’ tutto ciò che non animale, vegetale o inorganico e si è soliti derivare le facoltà umane da quelle animali secondo gli insegnamenti dell’evoluzionismo darwiniano. Gehlen osserva come, in verità, la teoria evoluzionistica risulti valida solo per quanto concerne lo sviluppo somatico di singoli caratteri o complessi di caratteri e come essa si mostri insufficiente ai fini della definizione di una antropologia generale che consideri TUTTO l’uomo. Finché si considerano singoli caratteri o qualità, infatti, non si rinviene nulla di specificatamente umano e un’antropologia generale è impossibile: benché l’uomo possegga una struttura anatomica assai singolare gli antropoidi ne hanno una piuttosto simile; esistono in natura numerosi animali dotati di intelligenza, in grado di costruire abitazioni o produrre ‘’opere d’arte’’ (si vedano elefanti, castori e scimpanzé ) che vivono in vere e proprie società, come le formiche, o che hanno sviluppato efficaci sistemi di comunicazione, come nel caso di delfini e primati. Il possesso della mano, di un sistema linguistico, dell’andatura eretta,della ragione e così via, non possono essere considerati elementi sufficienti alla definizione di ciò che l’uomo è.

Sono due i fattori che, secondo Gehlen, hanno ostacolato l’elaborazione di un’antropologia generale: In primo luogo la mancata ricomposizione di corpo e psiche, che le analisi classiche hanno insistito nel concepire come due realtà opposte ed inconciliabili; in secondo luogo il fatto che un’antropologia filosofica dovrebbe essere preordinata ad ogni altra scienza specialistica: biologia, gnoseologia, linguistica, psicologia... già orientarsi entro campi disciplinari tanto differenti risulta difficile, figuriamoci elaborare una teoria che possa conciliarli tutti. L’elaborazione di un’antropologia generale è possibile solo se si riconosce l’uomo come un’unità di corpo e psiche in cui tutti i caratteri, esterni e interni, possiedono una qualche connessione tale da consentire la comprensione della psiche attraverso le categorie biologiche del corpo e la comprensione del corpo a partire dalle dinamiche psichiche. Una volta riconosciuta quest’unità sarà possibile abbattere i confini tra le varie scienze specialistiche e raccogliere materiale per la fondazione di un’unica grande scienza dell’uomo tale da impedire l’identificazione dell’essere umano col possesso di questo o quel carattere, di questa o quella facoltà. E’ possibile mostrare, in altre parole, come i caratteri essenziali dell’uomo, che lo definiscono come tale – a partire dall’andatura eretta per finire con l’istituzione dell’etica e della morale – si PRESUPPONGANO l’un l’altro e non siano l’uno la causa dell’altro: l’intelligenza non ha causato il linguaggio e il linguaggio non ha causato l’intelligenza; l’intelligenza presuppone il linguaggio così come il linguaggio presuppone l’intelligenza.


L’uomo si distingue dall’animale nella misura in cui è ‘’un essere manchevole’’ nei suoi confronti: Non dispone di meccanismi di difesa o di organi specializzati, di un apparato istintuale efficace alla sua sopravvivenza, è un essere indifeso, bisognevole e perturbabile che può mantenersi in vita solo ed esclusivamente in virtù di certe funzioni considerate superiori, ossia il pensiero, il linguaggio, l’immaginazione e via dicendo. Tali funzioni hanno per l’uomo un’importanza vitale e ne costituiscono le condizioni di esistenza. 

Nessun commento:

Posta un commento