"Come un altro, o Antifonte, si compiace di un bel cavallo, o di un cane, o di un uccello,
così e ancor di più, io traggo piacere dai buoni amici,
e se so qualcosa di buono.. lo insegno loro".


lunedì 19 settembre 2016

#2 Riassunto: Cristian Fuschetto; Breve storia di un appassionante equivoco: Nietzsche, Darwin e la scoperta della vita, 2010 - Evoluzione o progresso?

L’importanza cruciale che oggi viene riconosciuta alla teoria darwiniana è dovuta all’introduzione del caso come principio materialistico di spiegazione del divenire completamente scevro di un qualsivoglia scopo ultimo. Il fatto paradossale è che questo aspetto innovativo della teoria evoluzionistica fu tremendamente frainteso e l’intero darwinismo addomesticato e riadattato in modo tale da risultare meno contrastante con la cultura del tempo. Per almeno qualche decennio Darwin fu considerato il degno successore di Lamarck, responsabile dell’aver portato a compimento il suo lavoro e quello dei suoi predecessori. Non a caso, il principio della selezione naturale teorizzato da Darwin e da lui definito come quel principio per il quale ‘’ogni variazione se utile si conserva’’ fu interpretato alla luce dell’antica legge di sviluppo lamarckiana: il potere della vita opera internamente agli organismi e sotto la spinta di modificazioni ambientali veicola le trasformazioni della specie in direzione di un miglioramento prestabilito.
 In Germania il più acclamato portavoce del darwinismo fu Ernst Heackel, fautore della cosiddetta ‘’legge biogenetica fondamentale’’ ossia della ‘’legge di ricapitolazione’’, secondo la quale, in sostanza, l’ontogenesi è un breve riassunto della filogenesi. Heackel equipara l’evoluzione ad un processo lineare di accrescimento degli organismi che si strutturano procedendo dall’estremamente semplice all’estremamente complesso per inerzia meccanica. Le leggi dell’evoluzione, in definitiva, vengono assimilate a quelle del progresso.
Nietzsche è probabilmente il pensatore che più di tutti gli altri ha contribuito alla dissoluzione dell’antica menzogna di un mondo dotato di significato e rivolto verso uno scopo. Per Nietzsche la modernità comincia con il cristianesimo, responsabile di aver promosso tra gli uomini la ‘’morale degli schiavi’’ ossia la negazione del mondo ‘’apparente’’, il mondo della vita, in favore di un preteso ‘’mondo vero’’, l’aldilà, in cui si sarebbe realizzato il fine dell’umanità.Nello scritto inedito Verità E Menzogna In Senso Extramorale, Nietzsche dimostra come siamo effettivamente noi ad investire un gesto di un certo significato morale. La menzogna, ad esempio, non è sbagliata in sé: il fatto che io dica ‘’il cielo è rosso’’ non ha alcuna ragione di essere ritenuto moralmente sbagliato. La menzogna diviene moralmente ingiusta nel momento in cui la mia bugia arreca danno a qualcuno o un vantaggio a me.I valori sono sempre sintomo della potenza di chi li pone, le verità in cui l’uomo mostra di credere altro non sono che menzogne pronunciate da qualcuno e divenute convenzioni perché funzionali all’esistenza nella società di un certo tipo di persone. Allorché i valori e le verità trascendenti santificate dalla morale giudaico cristiana hanno smesso di funzionare, continuare a celebrale significa manifestare una vera e propria malattia che mortifica la vita. Un’interpretazione della natura in termini teologici e moraleggianti, quale quella che a Nietzsche doveva apparire la teoria darwiniana dell’evoluzione per selezione naturale, che aveva fede in un’intelligenza trascendente che conducesse verso ‘’il meglio’’, non era che un’ennesima espressione della metafisica cristiana.

Alla fine degli anni ’70 dell’800 le teorie di Heackel sull’evoluzione come sviluppo automatico di materia inerte, vennero messe in discussione dagli studi di Flemming, Hertwing e Nageli, i quali dimostrarono che lo sviluppo degli organismi doveva essere ricondotto ad un gioco complesso di forze, strutture e tensioni interne agli organismi stessi. La nuova ipotesi era quella dell’esistenza di facoltà proprie dei viventi attraverso le quali essi fossero in grado di imporre le proprie condizioni di esistenza sull’ambiente. Le nuove posizioni finirono per influenzare fortemente Nietzsche, il quale riconobbe, nello sviluppo dei sistemi una caotica esplosione di volontà di potenza da ogni organismo in un quadro caotico di forze confliggenti tese ad affermare le condizioni di esistenza dell’organismo su quelle ambientali. È quanto il filosofo sostiene in Genealogia della morale, laddove afferma che la funzione oggi osservabile di un organismo, non ne spiega assolutamente la genesi: è probabile che l’occhio non sia nato per veicolare la vista, né la mano per afferrare gli oggetti. Tutti gli scopi e le funzioni che oggi riconosciamo non sono che indizi del fatto che una volontà di potenza ha agito dall’interno dell’organismo imponendosi su di un organo e imprimendogli una funzione.

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